Sabato 2 gennaio, in occasione di “iSabato, rassegna di musica indiespensabile” curata da FreakOut, si sono avvicendati sul palco JFK e la sua bella bionda ed i Crisma 33 (nella foto), gruppo che ormai ha abbandonato da tempo il nugolo multiforme dei gruppi emergenti.
Aprono la serata i JFK e la sua bella bionda, a mezzanotte in punto, presentandosi con Amy, solo chitarra e voce femminile, da cui si denota l’ottima capacità vocale della cantante che, per inciso, non è affatto bionda. Già dal secondo brano salgono sul palco il batterista, il bassista e il secondo chitarrista. Accompagnando il tutto con una bella armonica, il risultato è un misto tra rock-blues con buona ricerca di suoni, affiancandosi molto alla lontana a qualche sonorità Libertinesiana. Ma già dal terzo pezzo, una ballad quasi bossanova, ci si rende conto che non c’è solo bisogno di essere su un palco per riuscire a guadagnarsi il favore del pubblico: parlano poco ed, almeno all’apparenza, appaiono molto legati. La folla, infatti, quasi non reagisce e continua ad ascoltare immobile o a parlottare senza dare troppo peso alla band. Il primo movimento vero e proprio da parte del pubblico vi è stato con una cover di La ballata dell’amore cieco, del mai troppo compianto Fabrizio De Andrè. La folla canta e si diverte, ma viene da pensare, nonostante la bella reinterpretazione del magnifico brano che così sia troppo facile. Infatti l’attenzione sfuma subito dopo: nonostante l’interessante Le tre sorprese, brano folk-rock ricercato ed attento, contraddistinto da buone aperture di batteria e suoni non banali, il pubblico, o la maggior parte di questo, non ne vuole proprio sapere di muoversi. Addirittura è il cantante a chiedere di pogare, ma non viene accontentato. Il gruppo prosegue con un’altra cover, questa volta dei R.E.M.: Losing my religion. E di nuovo riescono a far cantare il pubblico, ma la voce, seppur intonata, del cantante forse non risulta adatta all’interpretazione del brano di Stipe. Buono l’arrangiamento, ma l’impressione del tutto è comunque quella di qualcosa di poco definito e non riuscitissimo. Bella invece la chiusura con un avvolgente rock-blues che ha dato modo e voglia alla gente di ballare. Viene da chiedersi perché non abbiano impostato altri pezzi su quella linea, visti i risultati. JFK e la sua bella bionda, dunque, è una band che potenzialmente potrebbe offrire molto di più, avendo le capacità tecniche e compositive per farlo. Ma al momento, purtroppo, davvero non riesce a convincere più di tanto.
Ma qualsiasi cosa sia accaduta prima dell’una, diventa sfocata. Così come esponendo una foto su una fonte luminosa tutto il resto viene scurito fino al nero profondo, sono bastate le prime prove di suono dei Crisma33 affinché tutta l’attenzione del pubblico, fino a qualche secondo prima canalizzata verso altri orizzonti, si sia concentrata verso il palco. Il terzetto, che in questa occasione si è presentato arricchito di un quarto elemento alla batteria, ha lasciato di nuovo a bocca aperta, condensando in un’ora di show, leggermente più soft rispetto a qualche altra occasione. Dopo aver piazzato una luce verde lampeggiante sull’amplificatore di Carlo Natale, il chitarrista armato di un Talkbox di Gilmouriana memoria, sono bastate le prime note affinché la folla si incendiasse. I suoni dei Crisma33 si presentano ricercatissimi, e non lasciano nulla, ma davvero nulla, all’approssimazione. A loro va il merito di essere riusciti a proporre qualcosa di veramente innovativo, interessante ed. I ragazzi, dunque, sono riusciti a canalizzare davvero bene i loro sforzi, contribuendo in prima persona, e quasi di peso, al lungo e faticoso processo di ripresa della qualità musicale del nostro paese e non solo napoletana
Autore: A. Alfredo Capuano
www.crisma33.it – www.myspace.com/jkfelasuabellabionda