Già passati quest’anno dalle nostre parti, a fine maggio per una data-anteprima di “Ferrara sotto le stelle”, gli Yo La Tengo approdano a Firenze per quella che di fatto è una data unica italiana del tour promozionale di “Popular songs” (uscito in settembre). Un evento o giù di lì, anche perché vedere dal vivo una band che nell’arco di un quarto di secolo ha fatto della genuinità uno dei propri indiscutibili punti di forza, è davvero occasione da non perdere. E la risposta effettivamente non è mancata, anche se appena sotto le mie previsioni, dato che mi aspettavo ancor più calca fuori e dentro il locale. Pubblico composto come sempre da fans di stretta osservanza, da musicofili curiosi e da tutti quei salottieri benestanti che hanno l’abitudine di andare ai concerti per chiacchierare ininterrottamente dall’inizio alla fine, in questo caso disturbando non poco l’esibizione dei pezzi più lenti del repertorio degli Yo La Tengo. Ma il malcostume dei chiacchiericci insistiti non è purtroppo una novità nei vari live-clubs nostrani. Così come da queste parti non è una novità che l’Auditorium Flog sia struttura molto accogliente ma dotata di un’acustica che se non hai un fonico con le palle … : ho assistito alla prima parte del concerto dalla balconata e tutti i pezzi più fragorosi rimbombavano tremendamente; sotto in platea la situazione migliorava.
Fatte queste promesse, parto dal principio della serata. Ore 22 circa ed attaccano a suonare Wreckless Eric & Amy Rigby, coppia nella vita oltre che sul palco: lui inglese (voce, chitarra, basso ed occasionali interventi alla drum-machine) e lei americana (al microfono, alla chitarra e alle tastiere), artefici di una manciata di rock’n’roll-songs che a me non hanno detto assolutamente nulla (pezzi piuttosto fiacchi e monotoni), ma che invece hanno strappato non pochi applausi.
Veloce cambio di strumentazione e qualche minuto dopo le 23 è già il turno degli Yo La Tengo. Il trio di Hoboken non si è assolutamente risparmiato, offrendo in due ore un esauriente condensato del proprio mondo, tra passato e presente, tra calde melodie e rumore bianco, tra soffici arrangiamenti e vigorose sventagliate soniche. Alcune istantanee dalla ricca scaletta: “More stars than are in heaven” è un luccicante crescendo shoegaze; “Here to fall” è uno psych-blues con Ira Kaplan al canto e alle tastiere, introdotto dal basso corposo del corposo James McNew; una deliziosa “Summer” vede Georgia voce protagonista tra due chitarre acustiche a chiudere una parentesi di quiete e raccoglimento collocata proprio nella parte centrale del concerto; il saettante funky-rock di “Periodically double or triple” e la classica “Sugarcube” sono due momenti particolarmente apprezzati…
Alla fine richiamati in scena per due volte, gli Yo La Tengo hanno aggiunto ben 6 bis, tra i quali un rockettazzo eseguito insieme ai Wreckless Eric & Amy Rigby e una palpitante (papapapapapapalpitante direi) “You can have it all”.
Autore: Guido Gambacorta _ foto Elena Morelli
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