Uscito il 23 ottobre per Anti records, Winter is For Lovers è l’ultimo album di Ben Harper, attivissimo negli ultimi anni con il disco No Mercy In This Land, pubblicato nel 2018 e nominato ai Grammy, registrato con il leggendario armonicista Charlie Musselwhite, e nel 2016 con la sua storica band The Innocent Criminals col disco Call It What It Is, un album che Ben, noto attivista, ha composto con l’intento di affrontare la tematica della brutalità della polizia.
Per l’occasione dell’uscita di questo straordinario e anomalo disco, il primo album strumentale della sua carriera, Ben Harper ha scelto di tornare al negozio di dischi dove lavorava in adolescenza, il Folk Music Store, noto negozio di strumenti musicali che i suoi nonni aprirono in California negli anni ’50, che ha ospitato artisti come Sonny Terry, Brownie McGhee, Doc Watson, John Fahey e Ry Cooder, Leonard Cohen, Taj Mahal, David Lindley e Jackson Browne, conosciuti personalmente questi ultimi da Ben quando era ancora un ragazzo.
Un ritorno al passato insomma per un disco assolutamente nuovo e inedito nella sua lunga e splendida carriera musicale: Ben Harper ci ha già abituati allo sperimentalismo e alla ricerca smodata di diversi stili musicali, ma mai l’artista aveva realizzato un disco totalmente strumentale.
E non è tutto, perché il disco è anche mono-strumentale: c’è solo infatti la sua chitarra lap steel Monteleone, con la quale Ben si diverte a “improvvisare” 15 componimenti, dedicati a luoghi reali (Istanbul, Lebanon, London, Toronto, Montreal, Paris, Brittany, Islip, Harlem, New York e anche la nostra Verona) o dell’anima, come Inland Empire. Improvvisazione per modo di dire, perché in realtà Ben ha dichiarato che “Ci è voluto un po’ per comporre quest’album, che mi ha posto davanti una sfida completamente nuova. Registrare un intero album solo con una chitarra, senza alcun testo, è stato molto più impegnativo rispetto ai lavori precedenti, ma anche più gratificante”.
Il disco dunque è pensato come un’esplorazione musicale di luoghi, e quindi è un vero e proprio viaggio musicale, ma non è musica etnica. Ci sono certo ispirazioni orientaleggianti in Istanbul, Lebanon, e pezzi frizzanti con accenni blues come in Harlem, New York, Islip (comune di Long Island, New York), o più bardi e folk nelle “europee” London, Paris, Bizanet, Brittany, o la dolcissima e struggente armonia dedicata a Verona, o la invernale Toronto, ma non c’è una vera volontà di percorrere gli stili musicali di questi luoghi, quanto piuttosto la rincorsa a una ispirazione del momento suggerita dall’estasi del luogo. Emoziona, in tutti i pezzi, l’assoluta semplicità e minimalità del suono, e la devozione con cui Ben Harper cerca di tirar fuori dalla sua lap steel guitar tutti i possibili suoni.
E’ possibile anche vedere su You Tube alcune incisioni in studio, e rimanere dunque estasiati dal movimento delle mani verso la lap guitar (la chitarra per capirci che si suona in orizzontale). Il musicista statunitense, ultimo forse rappresentante del rock puro anni ’90 insieme ai Pearl Jam, noto in tutto il mondo per aver vinto 3 Grammy Awards e ricevuto 7 nomination, forte di milioni di stream e di partecipazione ai festival più importanti al mondo (Loolapalooza lo ha visto tre volte) sceglie dunque ora un album minimalista, forse anche autoreferenziale, per sfogare una sua passione e fare un atto d’amore alla sua chitarra.
“Questo è il mio primo album interamente strumentale. È semplice, essenziale, ci siamo solo io e la mia chitarra lap steel. Suona quasi spoglio e intimo proprio come speravo, perché è come se suonassi nel tuo soggiorno. A primo ascolto potrebbe sorprenderti perché è davvero ridotto all’osso, a differenza di molti altri brani e album di oggi. Sono un grande fan del flamenco, della musica classica, di quella hawaiana e della chitarra blues e spero di avere in qualche modo rappresentato tutte queste influenze in Winter Is For Lovers”.
Un momento assolutamente particolare di questo viaggio musicale è poi Joshua Tree, dedicato al famoso albero del parco nazionale del sud California reso famoso in tutto il mondo dal disco degli U2, perché il suono della chitarra è qui una vera introspezione lirica, struggente, malinconica, desolata come il deserto in cui si trova l’albero. E anche la filastrocca di Inland Empire, che fa da contraltare per la sua solarità e gioia.
Difficilissimo intrigare in ben 15 pezzi l’ascoltatore con un solo strumento: ma Ben Harper, già forte di tante imprese musicali, ci riesce benissimo e l’album scorre via (anche per la breve durata dei suoi 15 pezzi) che è un piacere puro dell’ascolto. E guardare il video della sua performance con il pezzo più ricco di suono, London, nel suo vecchio negozio di gioventù ma con ancora indosso uno dei suoi notissimi berretti di lan, è una pura emozione, di quelle che solo la musica di questo fantastico Big sa dare.
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autore: Francesco Postiglione
tracklist:
1. Istanbul
2. New York
3. Joshua Tree
4. Inland Empire
5. Harlem
6. Lebanon
7. London
8. Toronto
9. Verona
10. Brittany
11. Montreal
12. Bizanet
13. Toronto (Reprise)
14. Islip
15. Paris