Il cantautore rock lombardo a 37 anni pubblica il suo secondo lavoro sulla lunga distanza, dimostrando di rientrare nei canoni del pop-rock italiano.
Diciamo subito che sia il sound, che i testi di Pirovano, hanno un’impronta troppo simile a quelli di Ligabue. Tuttavia, alcune melodie sono godibili, se non fosse per il tono della voce, a volte troppo caldo e con un’enfasi eccessiva (“Figlio di un centro commerciale”).
Seppure le intenzioni sono interessanti, quel manca a questo disco sono le intuizioni e la capacità di districarsi da un modello eccessivamente strutturato, che è poi quello che ha creato Ligabue.
Tra ballate (“Non disturbiamo la televisione”) e brani più tirati (“Prendi la notte”) il disco non riesce mai a decollare. Peccato, perché le potenzialità ci sono e se Ligabue si è assestato su un sound troppo comodo e rassicurante, per cui da dopo “Buon compleanno Elvis!” artisticamente è morto, non avendo più frecce al suo arco. Speriamo che i suoi epigoni si emancipino da questo modello e diano al pop rock italiano una ventata di aria fresca, qualora ce ne fosse bisogno (ndd).
Per Pirovano c’è ancora tempo (?) per riprendersi e speriamo che questo disco sia soltanto un incidente di percorso.
Autore: Vittorio Lannutti