Nell’Europa del Rinascimento e della Riforma Luterana, nell’Europa delle grandi monarchie e delle sanguinose lotte familiari, la bella e protestante Elisabetta I (Cate Blanchett) vive la sua età d’oro. Ma non è tutto così dorato. Filippo II di Spagna infatti, che sogna di dominare un occidente cattolico e Maria Stuart, cugina nonché rivale della regina d’Inghilterra, cospirano contro di lei mossi dall’intento di riportare il cattolicesimo oltre la Manica e impossessarsi del suo regno. “Detronizzare l’eretica” è la parola d’ordine dei nemici che complottano alle sue spalle, ignari della sconfitta che li attende.
Sebbene l’affresco storico sia centrale nell’opera di Kapur, il regista si sofferma abilmente sul ritratto psicologico della donna, con tutte le sue contraddizioni e le sue debolezze. Elisabetta si scopre vulnerabile ed innamorata, il suo cuore palpita inaspettatamente per Sir Raleigh (Clive Owen), un pirata gentiluomo, un cittadino senza titolo nobiliare con la vocazione per l’esplorazione e la navigazione. Il suo impegno per la nazione le impedisce però di iniziare relazioni sentimentali, non a caso è soprannominata la “regina vergine”. Ingabbiata in questo ruolo, decide allora di consacrare fino alla fine anima e corpo al popolo e alla causa protestante, facendo voto di castità.
La ricchezza e lo sfarzo dei costumi, gli ambienti cortigiani, l’epica della battaglia navale, la magniloquenza della colonna sonora, rivelano una ricostruzione storica accademica. Tuttavia l’esaltazione eccessiva del protestantesimo a scapito del cattolicesimo, denota il forte coinvolgimento emotivo dell’autore, e probabilmente una mancata oggettività nel descrivere una donna che per quanto straordinaria, arguta e dotata di grande forza d’animo, potrebbe al massimo essere paragonata ad un’eroina moderna, non ad una santa. Un film in costume suggestivo e dal ritmo incalzante quindi, che nel complesso, a differenza del precedente (1998), non appare inferiore alle aspettative.
Autore: Valentina Barretta