L’etichetta francese Arghh! records lancia anche in Italia questo sestetto postrock americano, della East Coast, che s’è scelto un nome mutuato da un colpo delle arti marziali orientali, che non va confuso con i mediocri britannici Hadouken!, anch’essi in uscita con un disco in questo 2008. I nostri Hadoken esordiscono con 6 pezzi strumentali, per una durata totale di 50 minuti: musica di stampo quasi cinematografico, emotiva, con forti componenti psichedeliche che, inizialmente, mi avevan fatto sospettare si trattasse di una band britannica, tanto forti erano le somiglianze con i Mogwai, quelli più placidi, almeno. ‘The Ancient Machine’ è un disco in cui l’ipnotico e ben evidenziato basso elettrico di Steven Wendel gioca un ruolo importante, mentre gli addirittura tre chitarristi, il violinista Alex Wagner, ed il batterista, creano tormente elettriche alternate a placide brezze postrock, con risvolti romantici e noir piuttosto struggenti, ma quasi sempre sostenuti, come nella terza traccia del lavoro, intitolata ‘The Death Stone’, baricentro dell’opera, con un inciso emocore che ricorda molto i nostri Giardini di Mirò, o nell’enfatica ‘Aereal’, sui 7 minuti di durata. Disco piuttosto vario nel suono, grazie all’uso rifinitore del laptop, e soprattutto del violino; forse un po’ in ritardo sui tempi – e poi chi l’ha detto, che il postrock è passato di moda? Ed anche se fosse: chissenefrega! – ma difronte alla limpidezza cristallina di un tenero strumentale come i 10 minuti della quarta traccia ‘Vagues Scélérates’, ci riconciliamo col Mondo, al Sabato mattina, appena svegli e senza nulla da fare. Ecco la tracklist dell’album: 1. pulsa dinura, 2. vesuvius, 3. the death stone, 4. vagues scélérates (rising from the sea), 5. aerial, 6. a clock tower sleeps.
Autore: Fausto Turi