Dopo l’ottimo debutto sulla scena indie australiana di The Recordings of the Middle East (2008), su questo vero e proprio collettivo musicale proveniente da Townsville erano state riposte molte aspettative. La band si è mossa quindi con grande cautela, prendendosi tutto il tempo necessario.
Sono trascorsi quindi tre anni riempiti da un paio di EP, dalla partecipazione a diversi festival in giro per il mondo, da alcuni cambiamenti nella line-up e soprattutto da una messa a fuoco della propria proposta musicale. Lasciate da parte le melodie intricate e i suoni stravaganti degli esordi, i Middle East sono riusciti a produrre un album dal suono classico, servendo nello stesso piatto folk, pop e alt-rock. Ogni elemento funziona perfettamente in I Want That You Are Always Happy.
Nonostante quanto suggerisca il titolo i brani che aprono l’album infondono un senso di profonda inquietudine. Black Death 1349 si apre con la voce di Bree Tranter che imposta un tono oltre misura cupo. Jesus Came To My Birthday Party è invece un numero twee fondato sulla progressione di accordi di pianoforte che accompagna la voce adorabile di Jordan Ireland: <
Le cose cambiano passo e si succedono piacevolmente toni briosi e orecchiabili. Lo strumentale Sydney to Newcastle è un gioco che propone un campionamento di rumori accompagnato da un elegante pianoforte. Deep Water è incredibilmente bella. Una chitarra acustica, un pianoforte e una slide chitarra per un piccolo capolavoro folk di dieci minuti.
Credetemi I Want That You Are Always Happy è un album che vi farà subito innamorare. In Australia i Middle East hanno già scalato velocemente le classifiche, ma meriterebbero un eco più vasto e almeno una briciola di quel clamoroso successo che di questi tempi riscuotono gruppi come Mumford & Sons e Fleet Foxes.
Autore: Alfredo Amodeo