“The Creek Drank the Cradle”, l’esordio di Samuel Beam/Iron & Wine, c’aveva commossi per il suo calore “domestico”, per la spontaneità di quegli splendidi quadretti acustici in bassa fedeltà. La sostanza del nuovo disco non cambia: sempre di docili ballad folk si tratta, ma è nella forma che Samuel ha deciso di evolversi. Al quattro piste casalingo ha preferito un vero studio di registrazione, e il suono – ovviamente – ne ha guadagnato in ricchezza e pulizia, rendendo di gran lunga più apprezzabili le sfumature minimali e i rari, preziosi interventi (steel guitar, banjo, percussioni) che si aggiungono alla chitarra acustica e alla voce, protagonisti indiscussi del disco.
Beam, menestrello barbuto, è un raffinato artigiano della canzone, un cesellatore dalla mano delicata, che suona la chitarra come stesse dipingendo con un pennello dalla punta sottilissima, e canta con un filo di voce come se tu ascoltatore fossi proprio lì davanti a lui, tanto vicino da poter sentire distintamente ogni singola nota, ogni singola strofa.
“Cinder and smoke” è quasi ipnotica, con i suoi pochi accordi reiterati, e con la voce – anzi, le voci, visto che c’è anche quella, bellissima, di Sarah Beam (sorella di Samuel) che s’immergono nella musica come fossero strumenti a fiato, come mantra ancestrali. Le voci dei due fratelli s’incontrano, si accavallano, si accarezzano anche nella dolcissima “Fever dream”, qualche traccia più avanti. “Sunset soon forgotten” avvicina i paesaggi bucolici di Nick Drake alle lande sconfinate del profondo sud degli U.S.A.. “Teeth in the grass” è un delicato folk-blues bianco, degno del John Martyn di “Solid Air”. Si respira aria di blues anche in “Free until they cut me down”: ma qui il suono è più corposo, fisico, sporco. “Passing afternoon”, in chiusura del disco, ha una splendida melodia sussurrata su accordi pigri, ed una coda di pianoforte che in un contesto tanto scarno si carica di un’intensità particolare. “Our endless numbered days” è la conferma di un talento indiscutibile, che farà impazzire gli amanti delle sonorità acustiche, e che potrebbe solleticare anche i profani che vi si sono avvicinati dopo aver sentito Damien Rice alla radio.
P.S.: l’edizione limitata del cd ha come bonus un secondo disco di versioni demo e inediti. Niente di indispensabile, comunque.
Autore: Daniele Lama