Il 13 maggio, al Trianon Viviani – Il Teatro della Canzone Napoletana, il cantautore e musicista Joe Barbieri presenterà “Vulío”, uno spettacolo interamente dedicato alla canzone napoletana.
Per l’occasione abbiamo posto alcune domande a Barbieri.
Sei giunto ai tuoi trent’anni di carriera discografica, inaugurata nel 1993 con “Gli amori della vita mia”. Qual è il ricordo che hai dei tuoi inizi sotto il profilo sia artistico che umano?
Quel che ricordo di quei momenti è ammantato da un misto di tenerezza e di purezza… e ora che ci penso mi rendo conto che lo sguardo di quel ragazzo che osservava il mondo ed il mestiere che si apprestava a fare è rimasto in larga parte lo stesso: la purezza con cui sentivo di volermi offrire alla musica si è con il tempo tramutata in rigore, mentre la tenerezza è divenuta l’emozione con la quale ancora oggi affronto ogni nuova sfida in cui “mi vado a cacciare”.
Negli anni sono state tante le collaborazioni importanti con musicisti di caratura internazionale: Gianmaria Testa, Stefano Bollani, Peppe Servillo, Carmen Consoli, Fabrizio Bosso, Sergio Cammariere, Paolo Fresu, Mario Venuti, Stacey Kent, Luz Casal, La Schica, Hamilton De Holanda, solo per citarne alcuni. Quali sono le esperienze più significative e formative che ti hanno segnato in questi tre decenni?
Tutte queste collaborazioni hanno certamente radicato in me l’idea che lo scambio è alle fondamenta di questo mestiere, ma anche della vita. E lo dice uno che tendenzialmente è un po’ orso e che frequenta pochi e sceltissimi amici nel privato ma che poi, quando c’è la musica di mezzo, si “redime” e si apre come un fiore che sboccia. Per me, come diceva Vinicius De Moraes, la vita – e la musica, per derivazione – sono davvero l’arte viva dell’incontro.
Il 13 maggio sarai dal vivo sul palco del Trianon Viviani – Il Teatro della Canzone Napoletana e per l’occasione ti esibirai in un repertorio incentrato sulla canzone napoletana. Ci vuoi parlare del perché di questo concerto e di cosa proporrai al pubblico?
Partiamo dal titolo di questo concerto, ovvero “Vulío”. In questa parola nostra (che per i non napoletani tradurrei con “desiderio”) c’è tutta la genesi di questo appuntamento. Ho sempre infatti conservato in una tasca vicino al cuore il vulío di potermi accostare ad un repertorio così totemico e virtualmente inaccostabile, ma proprio per il rispetto che nutro per la Canzone Napoletana mi sono praticamente sempre guardato dal farlo. L’età però ti viene in soccorso e ti fa un po’ mollare gli ormeggi; aggiungiamo poi l’invito di Marisa Laurito (direttore del Trianon) a mettere in piedi questo spettacolo letteralmente in due settimane e quest’aria di neapolitan pride che si respira in giro… ed eccoci qua, pronti (io e due funamboli della chitarra che mi accompagneranno in questo concerto: Nico Di Battista e Oscar Montalbano) ad un salto carpiato triplo nella amatissima musica della mia terra.
Sei un grande tifoso (calcistico) del Napoli, tanto che prima della partita scudetto con l’Udinese hai “regalato” ai tuoi fan una personale versione del celebre brano “’O surdato ‘nnammurato”. Da napoletano anche di nascita qual è il tuo rapporto con la città?
Partiamo subito col dire che è un rapporto di folle amore, incondizionato e palpitante, come quello che solitamente un figlio prova verso un proprio genitore. Ma è anche un rapporto “amorevolmente critico” come un genitore che vuole per il proprio figlio il miglior destino possibile.
Mettiamola così: Napoli sa essere la quintessenza della bellezza (estetica, culturale, umana) e per parafrasare l’uomo ragno: “da una grande bellezza derivano grandi responsabilità”.
La tua ultima pubblicazione “Tratto da una notte vera” è un live con tre brani in studio. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Vorrei lavorare per il cinema e magari pubblicare musica per orchestra. Recentemente mi è capitato di suonare la mia musica accompagnato da un’orchestra sinfonica e quell’esperienza mi ha – se mai ce ne fosse stato bisogno – confermato che è quella mia ‘cup of tea’, il luogo deputato dei miei prossimi trent’anni di carriera.
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autore: Marco Sica