Ci eravamo ocupati del canadese Chad VanGaalen in occasione di Soft Airplane (2008), sottolineando da un lato le sue discrete doti indie pop, dall’altro una eccessiva bizzarria musicale che ne vanificava spesso i risultati rendendone inconcludente lo slancio creativo. Nel frattempo il musicista di Calgary, antidivo che realizza i suoi dischi da solo, a casa propria, e che a quanto pare si fa vivo raramente anche con i titolari della SubPop se non quando abbia nuove canzoni da proporre, ha pubblicato due Ep e ora giunge a questo nuovo lavoro, il quarto (cui si sommano in totale quattro Ep, probabilmente mai distribuiti fisicamente in Europa).
Diaper Island è un lavoro decisamente più interessante di Soft Airplane; messi da parte irritanti tastierine casio, xilofono e disordinati e grossolani suoni elettronici, o comunque limitatone finalmente l’uso, VanGaalen compone 12 canzoni dalla forma indie rock lo-fi certamente più tradizionale, ma anche seriamente a fuoco, consapevole, prive di divagazioni inutili.
Tanta psichedelia casalinga e suoni elettrici in brani come ‘Replace Me’ o ‘Golden Hash’, cavalcate ritmiche che riprendono certi climi di Neil Young & Crazy Horse – chiaramente una grande passione per questo artista – o in ‘Freedom for a Policeman’, ugualmente psichedelica ma più vicina a Pavement o Sebadoh, laddove la chitarra acustica a differenza di tre anni fa trova meno spazio, malgrado il singolo che lancia il disco sia ‘Sara’, un brano per l’appunto acustico spoglio e piacevole, ancora una volta nello stile del Neil Young, ma stavolta quello folk; il canto di Chad VanGaalen qui – e anche altrove – è rinforzato da una seconda linea vocale sovraincisa da lui stesso con una modalità armonica che gli riesce piuttosto bene.
Nella seconda parte del disco inevitabilmente il disordine però emerge (‘Can You Believe It!?’) ma si tratta in ogni caso di discreti sviluppi noise rock, mentre pure ritroviamo le vecchie similitudini musicali con Daniel Johnston, in un brano come ‘Wandering Spirits’.
Diaper Island è finalmente un buon disco di Chad VanGaalen, musicista dalla statura di un cestista con gli occhi buoni un po’ da bambinone, evidentemente però ormai maturato e consapevole di cosa vuol fare.
Autore: Fausto Turi