Ho sempre considerato Amerigo Verardi un genio, sin dai tempi – seconda metà degli anni Ottanta – degli Allison Run, l’affascinante creatura psycho-pop per cui si erano sprecati paragoni illustri, da Robyn Hitchcok a Syd Barrett. Chiusa quell’esperienza, la verve surreale del musicista brindisino ha poi trovato sfogo in altri progetti come i grandi e sottovalutati Lula e, successivamente, i Lotus.
Da qualche anno a questa parte Amerigo fa coppia fissa con l’ex Bludinvindia e attuale cantante/chitarrista dei Fonokit, Marco Ancona. Assieme hanno scritto canzoni, le hanno portate in giro, spesso con l’ausilio di Gianluca De Rubertis de Il Genio. Da quell’intensa attività è nato uno splendido dischetto, “Oliando La Macchina – Live”, una specie di bootleg che racchiudeva il genio musicale del duo. Premiati al MEI nel 2010 come migliore autoproduzione, Verardi e Ancona ci hanno messo un paio d’anni prima di regalarci il loro primo album, “Il diavolo sta nei dettagli”.
Ed è proprio nei dettagli che si cela la bellezza di un disco che mette assieme la scrittura surreale e sopraffina di Verardi, capace di plasmare la lingua per tirare fuori un bouquet floreale di immagini e sensazioni, con un sound assolutamente contemporaneo, spesso sintetico negli strumenti quanto caldo nelle voci. E’ un tuffo in un universo obliquo e laterale che ti avvolge e ti rapisce. Canzoni che ti entrano sottopelle sin dalla prima volta e che richiedono dosi sempre più frequenti di ascolti ripetuti.
Ci sono brani che abbiamo avuto modo di conoscere a amare, dall’iniziale “Un’onda non frena” alla potenziale hit di “Stanco stufo stupido e da solo”, dalla splendida magia elettroacustica de “I figli dei Mirafiori”, per chi scrive il vero capolavoro del disco, alla conclusiva romanticheria di “Mano nella mano”, conosciuta sull’antologia “Il paese è reale”. Ma troviamo anche composizioni nuove come “Gente che ti vuole bene” e “Pure questo amore è” dal groove cattivo e trascinante. E anche vecchi episodi, come “Contatto” dei Bludinvidia che assume nuovi connotati e si trasforma in un lunghissimo spoken word con la voce di Vincenzo Assante che recita Pierpaolo Pasolini. Se il diavolo sta nei dettagli, in questo disco fa capolino in ogni brano. Salvo poi nascondersi tra le pieghe di un lavoro maturo e geniale che merita davvero grandi consensi e applausi scroscianti.
Autore: Roberto Calabrò