Il nuovo album dei Drink to Me segna una decisa messa a fuoco, da parte della band di Ivrea, della propria musica, rispetto alla quale, in occasione del precedente Don’t Panic, Go Organic del 2008, avevamo segnalato una leggera mancanza di rotta, per un lavoro in ogni caso molto buono nei singoli episodi. I Drink to Me di Brazil sono una band italiana che ancor più di prima può proporsi dal vivo con un repertorio senza lacune anche all’estero, dove potranno farsi conoscere, e la loro musica con queste nuove canzoni si fa più psichedelica, con chitarre sempre guidate da un synth dal suono abrasivo e slabbrato, mentre vari elementi pop, e l’irritante tendenza al cazzeggio, spariscono del tutto rispetto al precedente lavoro. L’acidità della loro musica, in realtà, continua ancora a ricordarci certa wave newyorkese, tra Talking Heads (‘Amazing Tunes’) e Sonic Youth (‘David’s Hole’): musica metropolitana apertamente nevrotica e provocatoria, che in Italia trova un valido termine di paragone soprattutto nei torinesi Disco Drive, e negli Uzeda.
‘Amazing Tunes’ è un brano che racchiude l’essenza della band: non facile, sottilmente ansiogeno, procede a scatti quasi quasi math rock, risolvendosi in una ripetizione senza sosta di un frammento che, dopo due minuti, rischia di farti scoppiare la testa. Poi ‘B9’, il brano complessivamente più interessante, che potrta in seno un’inciso rallentato e marziale, pesantemente spaziale e psichedelico, non lontano da certo kraut rock tedesco anni 70, malgrado il decisivo contributo di strumentazione moderna. Non da meno ‘Black Friday’, che sembra ricollegarsi a ‘B9’ rappresentandone un ipotetico secondo atto. Un paio di possibili singoli, ossia ‘Paul & Kate’ e ‘We’re Human Beings’, nella parte finale del disco, serve solo a completare lo spettro delle tante cose che il trio sa fare bene (oltre al rumore…).
Sono in una fase fantastica, i Drink to Me, e questo Brasil lo dimostra. Tralasciando le voci che circolano sui loro live set infuocati, ci sentiamo di lodare questo disco, musicalmente per nulla italiano, come uno dei grandi dischi italiani degli ultimi tempi.
Autore: Fausto Turi