Fumo sulla città. dentro, intorno. Attraverso gli occhi della gente, nei canali che trasportano sogni oscuri, sotto le torri, verso il passato. Londra sotto attacco, bombe a lento rilascio di nebbia indistinta. Cartoline dall’Iraq. Pensieri torbidi. I passi sono immersi nella foschia, mentre la tristezza si attacca e scivola disegnando graffiti africani. Qualunque sia il punto d’ascolto basta afferrare un capo del bandolo, un giro a caso tra le dodici canzoni per sentire il sapore declinante della malinconia, come un blues inglese imbastardito, triste e orchestrato.
Contemplando i greenfields, le onde che carezzano i sogni della northern whale, echi di ’80 life, negli incroci del kingdom of doom.
Damon Albarn passeggia sui marciapiedi lungo l’incendio arancio cupo di una riproduzione dell’ottocento. Guarda le fiamme e si ritrova dipinto dalla caligine. Le urla non si sentono. Tutto è ovattato. La folla non si guarda. La balena attraversa il Tamigi descrivendo l’allucinazione nelle acque placide , cozzando in agonia lungo il canale. Il gruppo della passeggiata osserva e prosegue, tra sirene suadenti di solitudine e silenzio assordante. Paul Simonon ha l’andatura dondolante e algida di un gentiluomo, basso e bombetta. Simon Tong mette le corde della chitarra, Tony Allen carezza d’afrobeat. Tratti di Blur e Clash, Fela Kuti e Verve. Fotorilievo, dagherrotipo che riveste i pezzi di patina moderna. London’s burning, di fuoco muto che devasta ma non riscalda. Fiamme fredde attorno al big ben. Il buono, il cattivo e la regina, partiture cinematiche per un giro a tutto tondo tra i cadaveri delle fate londinesi. Aspettando il vento sotto l’occhio vigile di una telecamera di sicurezza. Sicurezza automatica insensibile. La passeggiata continua.
Autore: Alfonso Tramontano Guerritore