Invitandoli nel 2000 a compilare un volume della prestigiosa serie DJ-Kicks, la !K7 certificò il nome degli Stereo MCs tra quelli davvero importanti dell’elettronica contaminata degli anni Novanta e lo rilanciò sul palcoscenico degli anni Duemila (nel 2001 uscì infatti “Deep down dirty”), ponendo fine ad un lunghissimo periodo di silenzio. La band inglese era infatti sparita dalla circolazione dopo i bagni di folla – 2 anni costantemente in tour – seguiti al successo planetario di “Connected” (anno 1992): “sentivi di star perdendo il contatto con le cose”, dirà poi il produttore Nick Hallam commentando la scelta di prendersi un momento di pausa – di fatto un vero e proprio suicidio commerciale – senza cavalcare l’onda della notorietà con l’immediata pubblicazione di un nuovo disco.
Adesso spentisi definitivamente i riflettori su di loro, gli ormai cinquantenni Stereo MCs vengono ospitati nuovamente in casa della !K7 e portano in dono electro-pop virato dance come d’abitudine. Nessuna sorpresa quindi: il featuring di rito (Jamie Cullum in Boy”), la palla stroboscopica fatta vorticare in “Phase me”, i beats incalzanti di “Far out feeling”, il ragga-hop di “Bring it on” e il fumoso rock-dub di “Levitation” sono tutte cose già “viste e sentite”.
Lavoro onesto (i pezzi sono comunque gradevoli, specie “Sunny day” e “Tales”) ma decisamente troppo “leggerino”, “Emperor’s nightingale” è destinato a far perdere le proprie tracce già dopo pochi ascolti. Che sia giunto il momento della pensione?
Autore: Guido Gambacorta