Unica data italiana per i Sunn O)) a cui, per i trascorsi dei componenti, non si poteva mancare.
Earth, Burning Witch e Goatsnake sono i gruppi da cui i nostri hanno mosso i primi passi, bands che grazie al coraggio di sradicarsi dalla tradizione hanno saputo trasformare tutto il vecchiume post-core compreso tra doom, metal, stoner, grunge e sludge in una scena attuale ed avventurosa, spesso talmente estrema e depravata nella lentezza dei suoni e nella distorsione degli stessi da avvicinarsi ai lidi della ambient music più perversa. Non che la drone music fosse sconosciuta qui da noi, ma in genere era più facile incontrarla nella sperimentazione contemporanea che non nel rock. Sappiamo anche che i Sunn O)) sono andati molto oltre tutto questo, ma di quanto avessero superato le colonne d’Ercole lo avremmo saputo solo con un’esperienza diretta. L’unico errore è stato quello di arrivare tardi e perdersi gli Eagle Twin che aprivano la serata, a quanto pare davvero interessanti per chi segue questo genere di nuove proposte. All’ingresso abbiamo firmato una liberatoria in cui nessuno si assumeva la responsabilità di eventuali danni derivanti dallo show all’apparato uditivo e con i simpatici tappetti verdi in ‘auriculae’ siamo entrati in sala. Normalmente l’effetto nebbia è limitato al solo palco, giusto un paio di soffi per creare l’effetto scenico tanto in auge fin dagli anni settanta ma questa volta si espande in tutta la sala ed in modo così fitto da riuscire a vedere a malapena qualche fila davanti. Per circa dieci minuti restiamo in questo limbo con la percezione della strumentazione accesa, ma ancora nessun evento sonoro. Come zombies nella foschia guardiamo le lucine delle spie sul palco senza capire se Sunn O)) son già lì, poi le basse frequenze cominciano ad impadronirsi del nostro corpo facendolo sussultare. Lo stomaco e la gola hanno un moto che alla lunga potrebbe provocare dei conàti. C’è chi abbandona la sala. Gli arti inferiori a diretto contatto con il pavimento sono quelli che subiscono maggiori sollecitazioni. Come se un elicottero fosse atterrato nella stanza contigua a quella in cui siete adesso. Poi si spegne il motore e cominciano “Monolith & Dimensions“, ultimo album degli incappucciati con ancora Attila Csihar al microfono, perchè dire alla voce è quantomeno eufemistico. Cosa abbiamo udito se non segni nebulosi ed indefiniti in un gioco piuttosto scarno di rimandi ad un immaginario fatto di suggestioni culturali sonore tra il teatrale e l’esoterico che per noi europei lascia il tempo che trova? E la ‘trovata’ in cosa consisterebbe? Nello sposare l’elettricità valvolare di immobili power-chords ad un canto gregoriano impastato in un loop al contrario? Nel feedback estremo culminante in un improvviso ronzante silenzio? E potremmo continuare così all’infinito. In realtà i Sunn O)) possono aver presa solo sui ragazzini che si lasciano facilmente impressionare dai media, come quelli in prima fila che scimmiottano i druidi sul palco con le mani alzate come se stessero davvero partecipando ad un rituale sciamanico ed avessero visto satanasso in persona. Noi abbiamo avuto in Italia negli anni settanta tutta una serie di personaggi legati al circuito prog-dark che nella loro teatralità avevano molto più spessore e sostanza in termini di riferimenti culturali ossianici, se proprio volessimo attenerci alla sola esteriorità. In termini più strettamente musicali forse i nostri hanno dimenticato che il vero grande shock culturale fu già inflitto da Cage nel 1952 con quei fottuti 4 minuti e 33 secondi di silenzio (e quindi farmi aspettare venti minuti nella nebbia nel 2009 lo trovo quanto meno fuori luogo ed anacronistico). Se cercassimo qualcosa di più vicino in termini di rock e di temporalità, potremmo dire ‘Metal Machine Music’ di Lou Reed, madre e padre di tutti i più infernali drones di questa terra. Se ci volessimo spostare in territori ambient, senza scomodare i ‘grandi’ come Eno, non sarebbe sufficiente la desolante placenta in cui si galleggia con ‘Selected Ambient vol. II’ di Aphex Twin? E in merito all’esigenza di malvagità non abbiamo forse la più grande Diamanda Galas e tutti i cantori malati del folk apocalittico industriale così carichi di riferimenti esoterici da passare spesso per filonazisti? Non credo che gente come O’Malley e Anderson non lo sappia e sia così ignorante. Io credo anzi il contrario. Allora come va considerato il progetto Sunn O))? In modo serio, come un loro ‘trip’ personale in cui perdersi nelle loro oscure jam (che sarebbe meglio confinare alla loro sala prove) o in modo ironico, cioè come una grande presa per il culo che giocando con la suggestione dei più giovani porta loro a vendere dischi inascoltabili? Tutte e due le ipotesi mi conducono personalmente alla stessa conclusione: “io rinuncio al male”!
Autore: A.Giulio Magliulo
www.southernlord.com/band_SUN.php