E finalmente arriva il secondo album per gli Stabilisers, quartetto britannico guidato da una vera e propria leggenda dell’underground d’Oltremanica: il chitarrista Allan Crockford (The Prisoners, James Taylor Quartet, Headcoats, Solarflares). Con un personaggio come Allan in formazione è semplice intuire quale sarà il percorso del chilometrico – sia nel titolo che nella durata – “Wanna Do The Wild Plastic Brane Love Thing?”. Vale a dire una mistura spesso brillante di punk-pop, stile mod ed energia a go-go. Un po’ come riattualizzare il verbo del rock britannico tra il 1977 e il 1979: dai Clash ai Jam passando per Undertones e Buzzcocks. Ed ecco allora i diciassette brani del disco macinare punk impattivo (“Wanna”, “Taking The Piss”, “She’s A Goth”), punk-pop alla maniera degli Undertones (l’eccellente “Plastic Love”, la dinamica “Drunk Again”, ma anche “Bad Karma”), mid-tempo di grande efficacia (l’ottima “Do The Brane” oppure “Teenage Talent”) e reminiscenze mod (“My Latest Obsession”, “Dead Fish”, “Books”). Il tutto con quello stile tipicamente inglese fatto di chitarre affilate al punto giusto, ritornelli accattivanti e cori perfetti. Unico appunto: la durata. Per un gruppo con queste coordinate, 17 brani per quasi cinquanta minuti di musica sono forse un po’ troppi. Ma è solo una piccola macchia in un album nel suo complesso assai piacevole.
Autore: Roberto Calabrò