Il ritorno dei trevigiani es, dopo qualche anno d’assenza, prima con il disco intitolato Tutti contro tutti Portiere Volante, ed ora con l’annunciato 45 giri intitolato Constrictor / Noia e Bon ton, ci ha restituito una band indie rock di grande qualità. Freakout intervista il quintetto, per conoscerlo meglio.
Partiamo dalla recente pubblicazione del nuovo 7” degli es, intitolato Constrictor / Noia e Bon ton. Due brani pubblicati su vinile: una scelta originale, al giorno d’oggi; come è maturata? Hanno un valore simbolico i vinili, per voi? E’ possibile acquistarlo soltanto ai vostri concerti, o anche nei negozi e per posta?
Mario: l’impulso nasce dalla necessità o meglio dalla voglia di non lasciare in stand by due canzoni registrate nello stesso periodo del Portiere Volante, escluse poi dalla scaletta perché suonavano nel complesso ancora “acerbe”.
Le abbiamo smussate, raddrizzate e levigate sempre con l’imprescindibile aiuto di Francesco “Franz” Fabiano, non volevamo aspettare troppo tempo per pubblicarle proprio perché le sentivamo appartenenti a quel periodo compositivo: ne abbiamo approfittato per concederci un capriccio tra i più accarezzati dai musicisti indie, la pubblicazione in vinile. Un disco in vinile è bello, c’è poco da fare…a cominciare dalla copertina (disegnata da Tina), e poi l’odore, la consistenza, il solco e la puntina.
‘Constrictor’ è una di quelle canzoni degli es solo apparentemente rassicuranti, in cui però emerge piano piano una sottile malinconia, tratto molto caratteristico di una parte del vostro repertorio, malgrado il tono generale della maggior parte delle vostre canzoni sia invece ricca d’ironia. ‘Noia e Bon Ton’ invece è assolutamente spiazzante, piena di soluzioni inaspettate e provocatorie.
ALes: Sono entrambe incentrate su un quotidiano “male di vivere”. Quello che si accumula nelle giornate grigie, nei rapporti difficoltosi, nei fallimenti e nei silenzi.
“Constrictor” è più reattiva, è un grido. “Noia e bon ton” è più simile al chiudersi a palla nell’angolo della stanza. Ma il sentimento di fondo è lo stesso.
Ironia e malinconia, alla fine, sono due facce della stessa medaglia. In questi pezzi prevale la seconda.
Siete in tour in questo periodo? Il 7” “Constrictor / Noia e Bon ton” è forse l’anticipazione di un nuovo prossimo album?
ALes: E’ più una coda del precedente che un’anticipazione del nuovo. Non siamo propriamente in “tour”, ma faremo un paio di date belle fuori regione. Il 21 Ottobre suonamo al “+ Tost che niente Festival” al Diagonal di Forlì, su invito del nostro grande amico Jocelyn Pulsar.
Il 26 Ottobre siamo a Cecina, in provincia di Livorno, al nuovissimo Shuffle Club.
Mario: poi penso approfitteremo della pausa per registrare nuovo materiale, non sappiamo ancora se sarà un nuovo album, un Ep, una manciata di singoli o altro.
Gli es nascono musicalmente nel 1997, e “Tutti contro tutti Portiere Volante”, il disco dell’anno scorso, mi risulta sia stato il terzo, dopo “Musica Tedesca Tric e Troc” (2000) e “The Mistercervello LP” (2003).
Tutto sommato poche pubblicazioni, anche perché la band s’è fermata per alcuni anni per poi ripartire con una formazione mutata. Come mai quella pausa? E cosa ci raccontate di questo ritorno, e dell’eventuale discontinuità musicale e di motivazione, rispetto alla prima incarnazione della band?
ALes: Riassunto perfetto.
La pausa è stata fisiologica … un po’ per vicende personali, un po’ per seguire progetti paralleli, un po’ per disillusione e stanchezza.
Poi sono successe due cose fondamentali, improvvise e inaspettate.
Una ha il nome di Matteo Marenduzzo e di Dischi Soviet Studio. Lui ci ha preso per la collottola e mettendo in campo tutto il suo entusiasmo ci ha accompagnati da Francesco Franz Fabiano, a finire un disco che ormai pensavamo impossibile da terminare.
L’altra ha due nomi: Tina e Zaffa. I due elementi nuovi in formazione. Due autentici fuochi d’artificio, che hanno messo benzina nuova al motore.
Tina: Io e Zaffa siamo onorati di suonare con gli es! Siamo sempre stati loro fans, cantavamo a squarciagola le loro canzoni…adesso le cantiamo dal palco…ci piace l’ironia e l’approccio fresco e immediato nel fare musica all’insegna del motto d’azienda: “fare ciò che ti piace finchè ti diverti a farlo!”
Simone: il piacere è tutto nostro!
Presentatevi: chi sono i componenti attuali degli es?
ALes: Ecco, appunto.
Tina: Noi siamo le new entry… io voce e chitarra. Ogni tanto mi alterno alle tastiere con Zaffa.
Zaffa: Io solitamente sono seduto alle tastiere, ma passo anche alla chitarra, programmo l’Ipad, suono la fisarmonica…
Simone: L’ultimo polistrumentista ancora in vita!
Mario: Rimane lo scheletro originario della band: ALes voce/chitarra/tastiere, il sottoscritto al basso/chitarra e Simone batteria/percussioni.
Fossimo una formazione di calcetto, giocheremmo a rombo: Simone portiere (fisso, non volante), io al centro della difesa, Tina e Zaffa esterni a dar man forte quando serve ad entrambi i reparti, e infine ALes centravanti di sfondamento.
Raccontateci la genesi ed il significato del brano intitolato ‘L’Articolo The davanti a Nome di Band’ , con quel ritornello che urla e ripete: “…the es, piuttosto che es…“; mi sembra che mostri l’ironia degli es molto bene.
ALes: E’ una presa in giro della stampa musicale che fa e disfa le mode a velocità siderale. C’è stato un momento in cui era fondamentale il giubbotto di pelle e l’articolo davanti al nome (da The Strokes in avanti) per essere veramente “cool” e non essere “out”.
Prima non ci si sarebbe mai sognati di avere The Pavement o The Deus.
Ecco: è un ragionamento su questo tema fondamentale del rock’n roll moderno.
Simone: In realtà è un pretesto per fare urlare Tina.
Tina: E a me questo pretesto piace!
Diteci qualcosa del vostro rapporto con la Fosbury records, tenace etichetta indipendente italiana di cui quest’anno si celebrano i 10 anni d’attività, con la pubblicazione della compilation intprotests #10Fosbury, in cui troviamo brani di 19 band pregiate dell’indie rock italiano, tra i quali, oltre agli es: N.A.N.O., En Roco, Valentina Dorme, Mosquitos, Artemoltobuffa, New Candys…
ALes: La Fosbury è nata dall’incontro tra 4 band della scena trevisana, dieci anni or sono. Tra quelle 4 band c’eravamo noi e i Valentina Dorme. Quindi diciamo che siamo la scarpa destra o sinistra della Fosbury.
Come hai detto tu, quest’anno facciamo 10 anni di attività. #Fosbury10 è la testimonianza di questo. Il 27 Settembre abbiamo presentato la compilation, realizzata in collaborazione con Treviso Comic Book Festival, in una commovente serata a Treviso. Abbiamo visto tanti amici provenienti dal nostro scintillante passato, e tanti amici nuovi. E’ stato bello, davvero.
Com’è nata l’idea della sceneggiatura del videoclip del vostro brano ‘7:30 Lunedì’? E’ molto ironico, e pieno di citazioni cinematografiche tra la parodia e l’omaggio… mi pare un videoclip – diciamo così – nello stile indie rock americano, fatto con pochi mezzi ma tanta inventiva.
ALes: Fino a pochi giorni prima di girare pensavamo a una cosa da fare in spiaggia.
Simone: In pieno agosto!
ALes: Poi abbiamo deciso di cambiare rotta e di giocare sulla “sparizione” degli es. Abbiamo dato un’occhiata ai vari mockumentari sullo stile Blair Witch Project / REC/ ESP, e ci siamo impegnati in due giorni di riprese.
Hai ragione tu: è stato un modo per usare i pochi mezzi che avevamo nel modo (secondo noi) migliore possibile.
A mio avviso il video, girato da Alberto Scapin, non ha avuto la diffusione che si sarebbe meritato. Vedo in giro video osannati che non hanno lo stesso livello di idea né di realizzazione.
Ma forse è una questione di gusti o di momenti giusti.
Avete cominciato a suonare alla fine degli anni 90. Si direbbe che in qualche modo apparteniate, per motivi artistici e generazionali, ad un universo indie rock che vive la musica in un modo artigiano, diy, coi piedi ben piantati per terra. Pensate che i gruppi indie rock dell’epoca, come Pavement, Sonic Youth, Vaselines, abbiano avuto influenza su di voi, musicalmente e culturalmente?
ALes: Senza alcun dubbio. Noi siamo cresciuti a Pavement, Deus, Eels, Sparklehorse e Grandaddy. Ci è sempre piaciuto quel modo di porsi senza troppe costruzioni, la visione “loser” del tema musica. Che poi è sfociata in qualche modo nell’ “hipsteria” che va per la maggiore oggi, ma quella è stata una deviazione.
Mario: In realtà, in quanto a influenze musicali, gli es non hanno mai privilegiato una decade piuttosto che un’altra, certo molto importanti sono stati gli esempi dei “fratelli maggiori”, alcuni compaesani, nella seconda metà degli anni 90, Estra, Elle, Kleinkief, Perturbazione, TARM e tanti altri.
Gli es non sono tuttavia frutto di un esclusivo humus culturale, a livello musicale almeno, hanno sempre dato credito tanto alle proposte contemporanee quanto a quelle piu distanti nel tempo, seguendo gli echi di corde inglesi martellate da Coxon, Marr e Hook senza disdegnare certo Pop anni 80: Talk Talk, A-HA, Tears for Fears per intenderci.
ALes: Noi ci siamo sempre definiti un gruppo “plug & play”, di quelli che suonano dove si trovano e con quello che trovano, senza pose e senza pretese. Non siamo mai stati dei professionisti, né del suono, né della presunzione.
Simone: E va più che bene così.
Autore: Fausto Turi
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