Quest’anno verrà senza dubbio ricordato, nel bene o nel male, da ogni fan dello sludge che si rispetti, grazie al ritorno sulle scene di Crowbar, Corrosion of Conformity, Down e Eyehategod, nientemeno che i ‘big four’ del citato sottogenere dell’heavy metal. Mentre i Crowbar hanno puntato sul sicuro, regalando ai fan un disco buono ma pressoché uguale ai suoi immediati predecessori, i Corrosion of Conformity hanno scommesso per la seconda volta in un biennio sulla storica formazione a tre senza Peeper Keenan e i Down, orfani di Windstein hanno pubblicato la seconda parte, purtroppo solo discreta, dell’EP rilasciato lo scorso anno, gli Eyehategod sono, tra tutti, il pasto più atteso del 2014, con un nuovo eponimo album a ben 14 anni dall’ultimo capitolo discografico.
Il marciume di Dopesick, ahinoi, è lontano, e la consueta furia hardcore soffocata da litri di fango e sporcizia è più calcolata e meno incline a destare funesti presentimenti di miseria e desolazione. Probabilmente la causa di tutto ciò è una produzione ‘cristallina’ a cui gli Eyehategod non ci avevano ancora abituati, che riesce a smorzare sin dalla nascita ogni intento selvaggio e feroce suggerito dall’immutata energia dell’ugola dilania-timpani di Mike Williams, riuscendo però a rivestire la musica dei Nostri di sonorità più ‘vintage’ e marcatamente ‘hardcore blues’, e questo non è necessariamente un male.
Si parlerà, a riguardo, sia di maturità artistica che di stanchezza compositiva, ma la verità, come sempre, sta nel mezzo: Eyehategod è un buon disco, privo della furia di un tempo ma pregno degli stessi contenuti di una volta, e fornisce la prova della buona salute di cui gode la band, ma non è nulla di eclatante, nel senso che seppur si tratti di un buon ritorno sulle scene se ne può benissimo fare a meno, non aggiungendo nulla di sensibilmente importante alla storia degli Eyehategod, i quali, in ogni caso, non mancano di regalarci una buona prova, soprattutto con piccole gemme come Flags and Citiesbound, e The Age of Boot Camp. Vale più di un ascolto, ma chi non conoscesse ancora questa band storica, vada a cercare ben altri capitoli della loro discografia (In the Name of Suffering e Dopesick in primis).
http://eyehategod.ee/
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autore: Nicola Vitale