Tra le due belle copertine fronte/retro – tratte da due quadri dell’artista Giuseppe Verga – le 12 canzoni “curative” del quartetto milanese, qui al terzo disco in 7 anni ma all’esordio ora in lingua italiana, diffondono nell’aria buonumore e spensieratezza, però in maniera intelligente, con testi studiati sull’amore ed altri stati dell’anima, cercando il più possibile di non perdere in termini di immediatezza: l’intelligenza e la leggerezza, nella musica indipendente, raramente infatti vanno d’accordo, e la missione degli Egokid è invece quella di riuscire in quest’ardua quadratura.
‘Minima Storia Curativa’ non è un disco in grado di fulminare l’ascoltatore come, che so, i vecchi Lunapop di Cesare Cremonini, e del resto non è esattamente ciò che vuol fare, inoltre è un album sospeso tra radio FM ed underground, un po’ come i lavori dei napoletani Epo, o dei romani Cappello a Cilindro, su una via raffinata al pop, sensibile ed umoristica, con un target ad ogni modo giovanile e ritornelli solari. Non manca qualche caduta incomprensibile, tipo la cantilena intitolata ‘La Condizione Esistenziale’. Pochi veri picchi davvero da raccontare, ma meritano una nota i potenziali singoli ‘Anaffettivo’ e ‘La Nostra Via’, nonché le più articolate ‘Meta-me’ e ‘Fotoshock’. Francesco Bianconi, leader dei Baustelle, è ospite in un’altra discreta canzone intitolata ‘L’Orso’. Le musiche, a firma dei due leader Diego Palazzi e Piergiorgio Pardo, sono tutte giocate su costruzioni chitarra, tastiera, basso e batteria, con iniezioni di elettronica.
Autore: Fausto Turi