Peckinpah – That’s all bad folk (Canebagnato 10)
Was – After dinner (Canebagnato 11)
Clouds in a pocket – Ten blown feathers (Canebagnato 12)
Piccoli cantori folk crescono nell’accogliente cuccia di Canebagnato.
Forse non ancora del tutto maturi, o talvolta un po’ ingenui nella loro venerazione verso i maestri del genere – che si chiamino Bonnie Prince Billy o Nick Drake – i nomi protagonisti di queste tre uscite della Canebagnato valgono comunque a dimostrare la grande vitalità, spesso e volentieri sotterranea, della scena indie-folk nostrana. In futuro, un pizzico in più di coraggio e magari, perché no, il tentativo di cimentarsi con la lingua italiana anziché con l’inglese, potrebbe portare a risultati persino più apprezzabili.
Ma procediamo con ordine e partiamo da “That’s all bad folk“, che – vi anticipo fin da ora – rappresenta senz’altro il pezzo migliore del lotto quanto a qualità dei brani e personalità dell’interpretazione. Peckinpah è la nuova incarnazione del fiorentino Lorenzo Bettazzi, già bassista della rock-band Zenerswoon e adesso tutto concentrato sulla propria chitarra acustica. Le sue sono canzoni folk dall’ottimo respiro pop, forti di melodie fragranti e di arrangiamenti incisivi. L’effervescenza psichedelica di “Elle”, le pieghe introspettive di “None of them”, la recalcitrante “The seed” (con l’aggiunta di chitarre elettriche), la ballata “Drunken lover” (alticcia come da titolo), una “Call me a believer” dagli sfumati contorni western e la brumosa “Morning eye” sono le pagine più signicative del vocabolario espressivo di Lorenzo/Peckinpah.
http://www.myspace.com/badfolkpeckinpah
E passiamo ad “After dinner” di Was, al secolo Andrea Cherchi da Cagliari: sei canzoni in appena sedici minuti scritte e registrate di getto, sei miniature di acoustic-folk crepuscolare ed uggioso, con sottolineatura per i pezzi cantati insieme a Sara Cappai (“My boat”, “Wakefulness”). La confezione include anche due polaroid di Paolo Pomodoro, sul cui retro sono stampati i testi, e una piccola barchetta di carta come quella raffigurata in copertina da Anna Follesa.
http://www.myspace.com/andreawas
Infine, il trapanese Paolo Tedesco firma con il moniker Clouds in a pocket una prova solista ma neppure troppo, visto che vecchi amici e nuovi collaboratori sono accorsi in gran numero a battezzare le undici tracce di “Ten blown feathers”, con Fabio Genco e Christian Alati ben contenti di mettere a disposizione non solo i propri strumenti ma anche, rispettivamente, il Vicolo Recording studio a Marsala e il Codhouse studio in quel di Milano. Il pentagramma folk di Paolo contempla sorrisi pop alla Belle & Sebastian (“Bruises”, con ospite alla voce Francesca Bono degli Ofeliadorme), elettricità lo-fi alla Sparklehorse (“Hannibal Lecter”), vaghe e dolci reminiscenze beatlesiane (“Oh, Elizabette!”), melodie stellate alla Devics (“Rabbitsand fairytales”; “Cry + Cry”, là dove le liriche incontrano i sussurri di Giampiero Riggio) ed il cantato in inglese, per altro ben padroneggiato, contribuisce ovviamente a rimarcare le affinità con tali modelli di riferimento. E forse proprio perché negli anni ci siamo avidamente nutriti delle note di Stuart Murdoch, Mark Linkous, Dustin O’Halloran, adesso questo cd sprigiona un tepore per noi tanto familiare quanto piacevole, con mia personale predilezione per gli episodi più timidi ed ombrosi (ad esempio “Tunafish can for lunch” ed il suo pianoforte malinconico).
A parte questo di Clouds in a pocket, gli altri due cd trattati in questa breve rassegna fanno parte di una nuova collana a numero limitato chiamata Box series, tutta dedicata a progetti paralleli/minori e caratterizzata da custodie in cartoncino riciclato stampato in serigrafia. La filosofia “fai da te” della Canebagnato continua a dare i suoi frutti!
http://www.myspace.com/cloudsinapocket
Autore: Guido Gambacorta
http://www.canebagnato.org