Ogni tanto, nella musica, capitano esordi di cantanti (spesso donne) che hanno una forza innata al loro momento e che si fanno notare subito per la loro energia e per la loro forza. Valerie June è una di queste cantanti. Ed il suo disco “Pushin’ against a stone” lo dimostra.
L’album della talentuosa cantante del Tennessee, il primo per una grande etichetta, dimostra comela June sappia come valorizzarsi e quanto sia innamorata del blues, del gospel, del funky e del bluegrass. Innamoramento che però non le evitano di sconfinare nel catchy rock e nel pop, sempre valorizzando al massimo la sua voce molto particolare. E così troviamo nel disco ballad emozionali come “Somebody to love”, atmosfere retrò come in “The hour” e “Shotgun”, melodie da piede che batte sul pavimento come in “You can’t be told” e “Working woman blues” e ambienti dal blues sporco e personale come in “Twined &Twisted”, “Trials, troubles, tribulations” e “Tennesse Time”, canzoni dalle liriche molto personali e che non a casola June ha deciso di affidare solamente alla sua chitarra ed alla sua voce particolare ed emozionante.
Il disco si conclude degnamente con la bellissima ballad “On my way”, pezzo che ricorda le grandi cantautrici come Suzanne Vega e Ani di Franco. Paragoni che possono sembrare esagerati, ma che possono assicurare non pesano sulle spalle di questa donna dalle apparenze fragili e che invece ha dentro un talento puro come il whisky che sarà scivolato in quella gola nelle notti di solitudine e disperazione, quando hai solo la compagnia di una chitarra per parlare a qualcuno dei tuoi guai.
Un esordio nel mondo musicale dei “grandi” per Valerie June coi fiocchi. Un esordio che spero porterà altri dischi. Perché una musicista del genere va ascoltata e preservata.
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autore: Stefano Pellone