Già con il bell’esordio “Vari-Colored Songs (A Tribute To Langston Hughes)” del 2013 Leyla McCalla aveva dimostrato di saper coniugare complessa semplicità, immediatezza e contenuto, il tutto in una veste di variegato folk di qualità, come testimoniato dalla splendida “Heart Of Gold”, da “When I Can See The Valley”, da “Girl”, dalla bella “Song For A Dark Girl”, dalla recitata “As I Grew Older/Dreamer” (con Yah Supreme, brano non presente in tutte le edizioni), un lavoro discografico multietnico anche nelle liriche e nelle tradizioni (“Mesi Bondye”, “Kamèn Sa W Fè”, “Manman Mwen”, “Latibonit”), poetico e letterario (il disco non a caso è dedicato Langston Hughes e contenente testi del poeta-scrittore “Vari-Colored Songs is a tribute to Langston Hughes chat includes music written to Hughes’s poetry, Haitian folk songs and original songs” – si legge in alcune note di copertina, ed ancora “Leyla McCalla’s Vari-Colored Songs is a celebration of the complexty of Black culture and identity, and a tribute to legacy of poet and thinker Langston Hughes”).
Leyla McCalla riesce a replicare la riuscita formula anche con il successivo “A Day For The Hunter, A Day For The Prey” del 2016 (in cui spiccano il brano omonimo e “Little Sparrow” di Ella Jenkins).
Con “The Capitalist Blues” del 2019, la musica si fa più “ricca” e “orchestrale” (come ben testimoniano la stessa “The Capitalist Blues”, “Money Is King”, “Oh, My Love” …) e subisce elettrificazioni rock, ora tenui ma determinati come in “Heavy As Lead”, ora incisive come nella desertica “Aleppo”.
Nel 2022, con il passaggio all’Anti- Records, la pubblicazione di “Breaking The Thermometer” che sin dall’apertura affidata a “Nan Fon Bwa” di Frantz Casséus (nel 1993 Marc Ribot pubblicò un disco dedicato al chitarrista Haitiano “Marc Ribot Plays Solo Guitar Works of Frantz Casseus”, dopo l’esperienza di “Haitian Suite” del 1987; da ricordare anche le collaborazioni di Casséus con le voci femminili di Lolita Cuevas e di Barbara Perlow) fa sentire il suo peso specifico, con un suono di onde (che torna nel corso dell’ascolto) e la scritta nelle note di copertina “Memories of Haiti come to me in Waves”; da menzionare anche la bella “Fort Dimanche”, le percussive “Le Bal Est Fini” e “Artibonite”, la sentita tradizionale “Dan Reken”, la rocambolesca “Dodinin”, “Vini Wé”, l’ottima “Memory Song” …. non mancano le parti di spoken come nella tesa “Ekzile”, gli intermezzi da “Radio Haiti”, e l’omaggio a Caetano Veloso con un’assolata e da west coast di fine anni sessanta “You Don’t Know Me”, per un disco perfettamente riuscito.
Nel 2023, una serie di singoli e collaborazioni tra cui “Crown” di Duval Timothy, Kendrick Lamar Duckworth e Sam Dew per pubblicare, nel 2024, “Sun Without The Heat” (Anti- Records), LP in cui Leyla McCalla, pur conservando un’impronta folk, fa un ulteriore passo d’avvicinamento verso una sana dimensione più “rock-pop”, come certifica da subito l’esatta “Open The Road”, in cui la tradizione assume forma (pop)ular, dimostrando un’ulteriore funzionale capacità di scrittura della McCalla.
Se con “Scaled To Survive” si torna a vecchi stilemi, “Take Me Away” tenta il colpo ad effetto con il suo melting pot che unisce oriente ed occidente con piglio radiofonico.
Il cupo ed essenziale arpeggio di “So I’ll Go”, il cantato a tinte blues e le elettrificazioni, portano l’ascolto tra notturne e fumose luci cittadine, atmosfera notturna che diventa intima e coinvolgente nella sinuosa “Tree” salvo essere poi, nel petto, lacerata dalle distorsioni della chitarra che degenerano fino al limite del noise nel crescendo finale che chiude il Side A nel migliore e più inaspettato dei modi.
Il tempo di voltare lato ed è il momento della piacevole delicatezza di “Sun Without The Heat” affidata alla sola voce e chitarra.
“Tower”, dopo l’evocativo inizio, si fa travolgente e trova “compimento” nell’assolo centrale.
“Love We Had” è probabilmente, insieme a “Open The Road”, il brano di spicco di “Sun Without The Heat”, nella sua peculiare esaltazione in chiave “rock” della matrice folk a firma di Ali Mohammed Birra.
“Give Yourself A Break” è acquarello acustico che conduce alla conclusiva “I Want To Believe” per pianoforte, voce e cello, che congeda un ottimo disco, lontano dagli esordi della McCalla ma agli stessi legato da un viscerale e vitale cordone ombelicale.
Ultima menzione per la copertina dell’LP raffigurante un’opera di Cubs The Poet.
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