RICCARDO III
di William Shakespeare
Regia di Alessandro Gassmann
Teatro Bellini, Napoli
Dopo il teatro pomeridiano i pensieri perlustrano il palco deserto e di Shakespeare non trovano niente. I colori ritratti , le facce, le urla elevate e le alte stature, sono fuori dagli occhi. Si rintanano nei camerini, riposte le maschere ignorano i segni e gli applausi non hanno che un’eco. Soprattutto non ci sono i fantasmi.
Il dolore discorde di un cuore storpio, la brama, le ombre sul volto e il potere che strema i nemici. I fantasmi, le ombre sul popolo eletto, che come gli dei dell’olimpo tessevano trame e menzogne. I fantasmi, spariti per troppo colore, di scene barocche e di mostri superbi al trionfo. Una maschera in pezzi si muove ed è un rantolo andato.
Non ci sono maestri intoccabili, ma questa è una recita luccicante, stracolma di fiori da festa dove c’erano solo le urne, un salotto di buona creanza da teleromanzo belloccio. Povero figlio d’arte, divertito e rivisto.
Quanto coraggio il giovane Gassman, e quanta noia. Quante mani spellate e le genti che urlano “bravo”. E il dolore? Lo spettacolo dietro la vista? L’artifizio, la dissimulazione? Diamo l’arte alle genti, ma resa di vita, urticante, stordente…
Non vuol dire che tutto sia bello e pimpante, forbito di troppa potenza. Una lama nel buio della scena, una sola, sufficente a sè stessa, non c’era. Non bastava il pensiero. Solo adoni, bastardi sicuri, dipinti col gesto dritto e le voglie degli occhi.
Quanta bellezza. Dov’è Riccardo sovrano di morte, Riccardo tormento, Riccardo dell’ombra e del male umano?
Fiamme da niente si lasciano ceneri fredde. Vuoti rimangono gli allestimenti, le battute d’offesa per forza e i perdinci.
Solo sognanti deserti di scena e infine, sipario. Nel silenzio i pensieri percorrono il palco cercando le tracce. Ma dopo la festa non trovano altro che pezzi.
autore: Alfonso Tramontano Guerritore