Anticipato dal singolo The Dream, per Cargo Records è uscito in questi giorni Dream Talk l’ultimo disco degli Still Corners, tra le più interessanti band di dream-pop del circuito, formatasi nel 2009 come duo da Greg Hughes (polistrumentista e produttore) e Tessa Murray (voce) sotto la mitica etichetta Sub Pop, per poi divenire una delle band di maggiore successo dell’odierna scena dream pop, con brani divenuti virali tra le giovani generazioni e decine di milioni di streaming sui servizi di streaming musicale e youtube.
Della origine di questo sesto disco Tessa Murray raconta: “La genesi di molte di queste canzoni è nata dai sogni. Ogni notte scrivevo i sogni che riuscivo a ricordare. Mentre registravo, tiravo fuori il mio libro dei sogni e cantavo su varie frasi in loop su cui Greg aveva lavorato. È stato divertente e quelle che pensavo fossero delle divagazioni hanno finito per sorprenderci con i loro vari significati e immagini“. Greg Hughes invece a proposito della produzione ha raccontato di diverse sperimentazioni: “Abbiamo sperimentato varie cose, come diversi microfoni, amplificatori ed effetti, prima di impegnarci. Poiché tutto è stato mixato in analogico attraverso la nostra nuova console SSL, il suono è molto brillante“.
Ne è venuto fuori il perfetto sound misto di dream-pop, shoegaze e indie-rock dai toni malinconici, resi magistrali soprattutto dalla chitarra di Hughes capace di riprodurre sonorità lynchiane di Twin Peaks, o dell’indimenticato Mike Oldfield (sopratutto nella chitarra di intro di Today is the Day, e Crystal Blue e The Ship), mentre la voce di Tessa Murray spazia da Julee Cruise (appunto indimenticabile, e insuperabile, interprete di quella Falling con cui chiunque identifica l’essenza stessa di Twin Peaks) a Maria Linden, carismatica vocalist degli I Break Horses.
Bisogna subito dire che Greg non è Badalamenti, ahimé, e la Murray non è Cruise né Linden: il genere è decisamente quello, e l’ispirazione pure, ma gli Still Corners rimangono al di sotto dei livelli veramente “mistici” a cui il dream pop di questi autori è potuto arrivare negli anni.
Gli Still Corners, si potrebbe dire, ne rappresentano semmai la versione più pop, edulcorata, una versione “for dummies” del dream pop, come per esempio si ascolta nel singolo The Dream, eccessivamente allegro per essere totalmente dream-pop, ma proprio per questo con la positiva funzione di poter avvicinare adolescenti e “principianti” a uno dei generi più artistici e prolifici degli ultimi anni.
Dunque Dream Talk non è un capolavoro in assoluto, ma è comunque un album a suo modo perfetto. Non raggiunge le sonorità di Oldfield o Badalamenti, ma le ricorda, e anche da vicino: e questo è già tantissimo. In più, non è monocorde: al ritmo lento, malinconico, lunare, di Today is the Day o What is Real, alterna ritmi più dinamici in The Dream, sonorità più synth in Lose More Slowly, bassi cupi e atmosfere da Disintegration dei Cure in Faded Love, e anche se non vi sono veri e propri colpi di genio, insomma certamente il sound di questo duo londinese rappresenta l’unico contraltare attualmente dei Daughter o degli I Break Horses che davvero competa con loro per la palma del massimo rappresentante del genere. I capolavori di questo disco sono What is Real e soprattutto The Ship e Crystal Blue, senza alcun dubbio i pezzi più belli di questo disco. Qui l’atmosfera lynchiana e da notte fonda nel bosco c’è tutta, e con The Ship e Crystal Blue e la conclusiva, suggestiva Turquoise Moon, mini-citazione di Twist in My Sobriety di Tanita Tikaram, l’album, fin qui bello ma non emozionale, sale di livello e tocca il cuore, le emozioni, le suggestioni, e parla all’intimo dell’ascoltatore. E soprattutto nel lungo assolo elettronico in The Ship Greg echeggia Oldfield, e c’è tanto di anni ’80 anche nelle batterie elettroniche old style, che riportano gli ascoltatori, già catturati da una dimensione malinconica, decisamente a tanti anni addietro. Del resto, che ci sia una generale atmosfera da Reinassance dei tanto bistrattati eighties in diversi generi musicali non è affatto un mistero ormai. Gli Still Corners in questa atmosfera si collocano a loro pieno agio e possono candidarsi a esserne alcuni tra gli alfieri più coerenti.
https://www.stillcorners.com
https://stillcorners.bandcamp.com/