Fascino stellare, fluttuazioni seduttive e tempesta d’incantevoli modulazioni sonore, come raramente si possono ascoltare. Tutto questo in una due sole parole : “Steppin’out” , album che manifesta spiazzante bellezza tra fitti oscurantismi onirici ed incanti di echi orientali. Sitarvala (Andrea Ferigo), con la sua comprovata esperienza in 4 band-projects (RanJ, Facciascura, ed oggi nei The Last Drop of Blood e Dharma 108) sa manipolare ad arte i suoi pluri-strumenti con tecnica sopraffina e questo lavoro rimetterà in discussione la legge gravitazionale di Newton: qui si fluttua senza tregua in ambient sospensivi e non si tocca mai terra finchè non terminerà l’ascolto, ma è facile prevedere che la parola “replay” non tarderà a ronzarvi in testa, per tornare a volare con inusuale ipnosi. Al via, troviamo “Origins” in cui si assapora già qualcosa di estasiante, mentre “Ab Ovo” e “Time” si snodano in bilico tra esortazioni orientali e strascichi mantrici, ma tutto espresso con apici d’eleganza e delicatezza esecutiva. A seguire, “Flower garden” incalza con un basso allentato e severo per quasi tutto il brano, passando la mano solo sul finale a sciami di sitar. “Still” è l’astronave pacata ed eterea con intrecci di corde vibranti a formare un chorus ammaliante.
Impossibile sfuggire alla seduzione assemblativa dell’album, sempre improntata con stampi carezzevoli che s’insinuano nel cuore e la magia sta nel fatto che Sitarvala ti ruba emozioni anche nelle spolverate oscure. Invece, “Karma” è la meteora mesmerizzante che s’abbatte nell’anima con vellutata inquietudine. Ormai c’è poco da fare: siete in un buco nero, attratti terribilmente dal risucchio etereo dell’opera. Se potrà essere il potenziale erede dell’immenso Ravi Shankar è un po’ presto per dirlo, però Sitarvala getta ottime basi per ricalcarne il suo talento con innesti sperimentali, che fondino partiture occidentali con quelle orientali senza stravolgere la natura delle due ma, bensi, rispettandone i connotati tradizionali attualizzandoli con personale matrice stilistica. Il congedo dell’opera spetta alla title-track che, tutto sommato, non si distacca di molto dalla tessitura sonora delle tracce fin qui deliziata. In definitiva, “Steppin’out” è un manifesto che amalgama culture, affratella tradizioni sonore, è sequenza ipnotica verso frontiere inesplorate, è l’estrattore dell’emozione fulgida ma è, soprattutto, l’alchimia provvidenziale per ricondurci alla fonte dell’origine del suono, padre di tutti noi.
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autore: Max Casali