Il nuovo disco solista di Ziggy Marley, dopo la lunga carriera artistica dal 1985 al 2000 con i propri fratelli a nome Ziggy Marley and the Melody Makers, è di fatto un the best of dal vivo registrato nelle date statunitensi della tournèe 2011-2012, ed in quanto tale offre la possibilità di fare un bilancio sul lavoro e sul valore di un artista dal carattere notoriamente umile, ma più complesso di quanto generalmente si pensi. Spesso valutato con sufficienza nell’ingeneroso confronto col padre Bob, Ziggy è da sempre autore di un reggae classico e dalla forte vocazione soul che è nelle sue corde naturali vista la voce calda ed espressiva che si ritrova, ed è un autore non tanto avvezzo ai temi politici ma tuttavia attentissimo a quelli spirituali, al messaggio universale della solidarietà ed al concetto di comunità umana, all’antimilitarismo, e poi al potere comunicativo, terapeutico e salvifico della musica che allevia le sofferenze ed avvicina le genti; sul suo facebook il 7 Marzo 2013 posta in proposito questo pensiero: “I am connected to people who are suffering. We all are. Even if I wasn’t making money from music, I would be giving back. It’s very spiritual. That’s how we grew up in Jamaica. I want to do good things in this world. Whatever I can do to help is what I want to do. Everything is connected“.
Le canzoni di In Concert sono eseguite con una formazione reggae molto valida, con basso, batteria, percussioni, coriste, due chitarre ed un organo hammond molto presente e creativo, dunque senza fiati e senza campionamenti – scelte che non accontentano né i tradizionalisti né i modernisti dub – e si passa da alcuni suoi classici con i Melody Makers come gli indolenti ritmi reggae di ‘Higher Vibrations‘ e ‘Jah will Be Done‘ – in cui fa capolino in effetti un sax – entrambe del 1999 e ‘Justice‘ del 1989, fino ai molti brani del recente Wild and Free (2012) come l’immaginifica, coinvolgente, interiore ‘Personal Revolution‘, il riuscitissimo singolo soul pop ‘Changes‘ ed una serie di marcette di alterno valore buone comunque per muovere il bacino ai concerti con la mente soffice come l’ovatta: ‘Welcome to this World‘, dedicata ad un figlio neonato, le solari ‘Reggae in my Head‘, ‘Wild and Free‘ e ‘Forward to Love‘.
Ripescata poi l’insolitamente malinconica ‘Beach in Hawaii‘ da Love is my Religion (2006) e l’up tempo in levare ‘Black Cat‘ dallo stesso disco, l’espressiva ‘True to Myself‘ tratta da Dragonfly (2003) ed addirittura tre brani di Bob Marley & the Wailers eseguiti in maniera rispettosa e calligrafica: la superba, tenerissima ‘Tomorrow People‘, la sempre giovane ed attuale ‘Is this Love‘ e poi la politica ‘War‘, in realtà scritta da Allen Cole e Carlton Barrett e contenente le parole del famoso discorso di Hailè Selassiè alle Nazioni Unite del 1963, rifatta tra l’altro anche dai brasiliani Sepultura nel 1997.
Ziggy Marley è personaggio che vive con leggerezza, si muove con al seguito un clan familiare in puro stile giamaicano, guarda agli Stati Uniti con occhio attento e perchè no furbetto, capace di grande ironia come dimostrato non solo nelle canzoni ma anche nel suo recente fumetto intitolato Marijuanaman – supereroe giunto da un altro pianeta per portarci in dono lo spinello – e vale la pena segnalare anche la sua recente pubblicazione di un libro per bambini intitolato I Love you Too; infine prestatore della sua immagine ad una linea di prodotti bio giamaicani http://www.ziggymarleyorganics.com/ magari un po’ ambigua per quella foglia di marijuana sulle etichette.
Il disco è uscito dapprima in formato digitale, nel Dicembre 2012, ed ora in formato fisico per l’etichetta giamaicana Tuff Gong per cui incidevano anche i Wailers.
http://www.ziggymarley.com/
https://www.facebook.com/ZiggyMarley
autore: Fausto Turi