Non c’è che dire, davvero vuol rispondere colpo su colpo, la Gran Bretagna, alla nuova sfida rock’n’roll lanciata oltreoceano ormai un paio d’anni fa dall’orda inferocita di bands americane. E quando il gioco si fa duro (da pochi giorni, ad esempio, negli USA è uscito il nuovo disco degli emicranici Trail of Dead), beh, la pur valorosa fanteria di Libertines ed Ordinary Boys non può più bastare a difendere Sua Maestà: bisogna dunque che scenda in campo l’artiglieria pesante.
I Mutts, in proposito, fanno proprio al caso: formazione a 4 che suona heavy rock’n’roll con un certo appeal sudista (blues pestifero di base, ritmi urgentissimi, passione, sudore puzzolente come le paludi della Florida, rabbia giovanile e nessun fronzolo eccetto qualche assolo di chitarrone mai sopra le righe, per capire che significa “suddista”…), ma il bello è proprio che i nostri non sono affatto dei “bisteccati” texani, bensì mangiatori di roast-beef inglesi, ai quali tuttavia lo stucchevole brit-pop deve fare davvero ribrezzo, e a noi sta bene così.
Nel 2005 i Mutts pubblicheranno il loro primo vero disco, del quale questo EP – 6 tracce, 19 minuti – è antipasto gustoso, e per darvi l’idea dell’attesa che c’è intorno a loro diciamo che già in Gennaio il gruppo ha inciso le BBC Sessions con lo scomparso John Peel, e da qualche settimana su MTV2 pare stia girando regolarmente, ma in orari notturni, il video di ‘Shark’, seconda traccia del qui trattato lavoretto omonimo.
Ora voi penserete che la canzone in questione, in quanto “singolo”, possa essere frutto di qualche concessione commerciale, ma state freschi!: ‘Shark’ è un cazzotto rock’n’roll ben assestato, con questo tale Chris Murtagh che canta il blues come un novello John Garcìa. Le loro schitarrate le accomuniamo a quelle di bands americane quali Soledad Brothers, Zen Guerilla, Bellrays, e confessiamo che ci ha sorpreso, ancor più della qualità dei pezzi, la sicurezza e la personalità tirata fuori dai 4: facciamo un po’ fatica ad immaginarceli come degli esordienti, insomma.
Dalle loro facce nelle foto di copertina si vede, in effetti, che i Mutts non sono proprio ragazzini inesperti alle prime armi, bensì, probabilmente, navigati musicisti prossimi ai 30 d’età, e crediamo che abbiano già calcato molti piccoli palchi in vita loro facendosi le ossa nella speranza che i giorni di gloria prima o poi giungessero. La frustrazione che si può provare nel vedersi regolarmente sbattersi per anni le porte del successo sul muso può generare una rabbia che per il punk, lo sappiamo tutti, è linfa vitale. Chissà, magari è questo il percorso che ai Mutts è toccato, e magari ora è tempo di raccoglierne i frutti.
Autore: Fausto Turi