La prima: sussidiaria spettacolarizzazione del suono o composizione audiovisiva integrata?
È in questo “dubbio” che vorrei porre all’attenzione le produzioni audiovisive; più che alle produzioni artistiche nel solco della tradizione narrativa cinematografica, voglio riferirmi a quelle sperimentazioni compositive frutto dell’interazione tra i due linguaggi, sonoro e visivo, lontane da esigenze sussidiarie di supporto, ma organizzate in un unico progetto, il cui risultato imporrebbe una fruizione completa e non parzializzata da successive e condizionate separazioni tra i due linguaggi. Mi riferisco a quella produzione visiva che si integra alla musica sul fisiologico territorio di quest’ultima: l’astrazione e le sue forme.
Sono sempre di più, sia in campo nazionale che internazionale, singoli artisti o collettivi, che coniugano il linguaggio sonoro e visivo nelle loro ricerche compositive e sperimentali. Nel visivo, più che altrove, le tecnologie digitali hanno reso sempre più accessibili svariate possibilità e commistioni che ricorrono nel grande insieme della motion graphic (dalla classica animazione alla generazione sintetica di immagini in movimento).
In tale specifico settore compositivo negli ultimi anni convergono esperienze che spesso, soprattutto per i più giovani, hanno origini nella pratica del djing e del vjing, migranti a vera e propria ricerca artistica e perciò estetica, capace di elevarsi dai tecnicismi per una maggiore libertà immaginativa, in ciò anche distanziandosi da molti nuovi conformismi. In verità tale ricerca è nel solco di una nobilissima tradizione dalle origini ben più lontane nel tempo: dobbiamo riferirci dapprima alle sperimentazioni che i futuristi, negli anni ’10 del ‘900, intesero come sinestesiche, dando vita al cinema assoluto, ovvero una forma antinarrativa o di “narrazione” astratta che coinvolgeva il rapporto suono/immagine anche in evoluzioni di forme pure. Di tale cinema, definito anche astratto o “formale” restano ancora visibili alcune sperimentazioni compositive degli anni ’20 e ’30 a cura dei tedeschi Richter, Ruttmann e poi Fischinger, dello svedese Eggeling, e, dagli anni ’40, dello scozzese Norman McLaren, ma sarebbe lungo citare i tanti altri autori sperimentali che hanno agito nel tempo. Restando in Italia, in cronologie più vicine, vanno almeno ricordate le esperienze di Bruno Munari che, con Marcello Piccardo, creò un laboratorio sperimentale (Studio Monte Olimpino) attivo tra il 1962 e il 1972; in esso, tra altre, significative le collaborazioni col compositore Luciano Berio, da cui un audiovisivo sperimentale che magnificava un’estetica ottenuta dal coinvolgimento della luce polarizzata, capace di generare inusitate soluzioni cromatiche.
Sempre in Italia, altre sperimentazioni compositive, sia nel suono che nell’immagine dinamica, furono generate da artisti e gruppi facenti capo al movimento dell’Arte Cinetica e Programmata che agì nel corso degli anni ’60, fino ai primi dei ’70; e ancora la collaborazione nei primi anni ’60 tra il pittore Achille Perilli e il compositore Aldo Clementi e la collaborazione tra il pittore Emilo Vedova e Luigi Nono che nel 1960 gli dedicò la sua prima composizione elettronica; i musicisti compositori qui citati furono anche quelli che, con altri, sin dagli anni ’50, sperimentarono le prime istanze derivate dal suono sintetico, originando musica elettronica su nastro magnetico.
Tutte derivazioni storiche note ma non per questo, a mio avviso, sufficientemente conosciute, anche le attuali forme compositive integrate, spesso opere sperimentali di artisti riconosciuti ed affermati, non sembrano considerate per il loro effettivo peso, seppure in una certa visibilità su vari socialnetworks dedicati, restano fuori da un’adeguata attenzione. Certo, restiamo comunque in un ambito che non si può definire di massa, ma resta un esempio: di opere composte, magari dal medesimo artista, con egual impegno e peso creativo sul piano sonoro e visivo, sono per lo più edite, prodotte e distribuite le sole composizioni sonore, eppure non si può certo dire che non siano diffusi i necessari elettrodomestici che ci consentono di fruire di tanta filmografia, acquisita o noleggiata; e qui la seconda ed ultima domanda: solo ragioni di mercato? Quali le altre?
Bruno Munari/Marcello Piccardo/Luciano Berio – Colori della Luce
Robert Seidel – _grau | 10:01 min | d 2004
_grau | 10:01 min | d 2004 from Robert Seidel on Vimeo.
Candas Sisman – SYN-Phon ( Graphic notation)
SYN-Phon ( Graphic notation) from candas sisman on Vimeo.
Candas Sisman – Edicisum
edicisum from candas sisman on Vimeo.
Quayola – PTA 04
PTA 04 from Quayola on Vimeo.
Quayola – PTA 10
autore: Fabio Barisani