I Car Seat Headrest hanno pubblicato “Faces From The Masquerade” (Matador), disco live contenente le registrazione dei concerti tenutesi al Brooklyn Steel di New York il 29 – 31 marzo del 2022.
La pubblicazione di questo live è spunto non solo per parlare del bel doppio LP pubblicato ma (sopratutto) per tessere le indubbie lodi e qualità di un gruppo (e del suo mentore Will Toledo) che ha, nel tempo, dato alle stampe lavori discografici di pregio e che hanno costituito l’ossatura di “Faces From The Masquerade”.
Attivi sin dal 2010 (e sino al 2014 composti dal solo polistrumentista Will Toledo), i Car Seat Headrest nel 2015, dopo numerose pubblicazioni (tra album, EP, singoli, raccolte di B-Side e rarità), approdano, come “gruppo” (composto anche da Andrew Katz alla batteria e Jacob Bloom al basso) ad un’etichetta ufficiale, la Matador, con “Teens Of Style”, ideale ponte tra il passato e ciò che sarà per il futuro; ciò consente loro di espandere il proprio raggio d’azione e di “recuperare” piccoli grandi gioielli come lo splendido “Twin Fantasy” del 2011 (a cura del solo Toledo), edito poi per la Matador nel 2018 in una nuova e “diversa” veste con oltre a Toledo, Seth Dalby al basso, Ethan Ives alla chitarra e Andrew Katz alla batteria. Il confronto tra le due versioni è “studio” interessante non solo perché “Twin Fantasy” è, a parere dello scrivente, la più alta vetta raggiunta dalla “penna” di Toledo ma anche perché il raffronto tra il “primigenio” lo-fi e la seconda versione fa emergere come da un’idea formidabile si possa poi trarre una “forma d’arte” perfetta (sebbene la versione del 2011 abbia un fascino underground ineguagliabile).
Con formazione composta da Will Toledo, Andrew Katz, Ethan Ives e Ben Roth, apre con impatto e più che degnamente “Faces From The Masquerade” “Crows”, per una versione totalizzante (che appare all’orecchio leggermente rallentata rispetto alla versione proposta su “Nervous Young Man” del 2013), caratterizzata da un’introduzione tesa, narrante e da un piglio “ieratico”.
La tensione e le sue risoluzioni continuano con la sognate “Weightlifters”, presente su “Making a Door Less Open” (altro disco in studio del 2020 di notevole fattura), qui “asciugata” dagli artifici elettronici e resa più “cruda” (sarà una gradita caratteristica di tutto il disco).
“Fill In The Blank” (da “Teens of Denial” – altro disco in studio di livello del 2016), aumenta i giri dimostrandosi da “arena”.
“Hymn” (da “Making a Door Less Open”), con un incipit per solo “canto”, è dirompente, sopratutto nel suo “cuore” affidato alla sovrapposizione delle voci e al riff, e anticipa il classico “Hollywood” (anche essa tratta da “Making a Door Less Open”); “Hollywood”, pubblicato in alternative versioni come singolo (finanche “Alternate Acustic”), è qui eseguita con vigoria rock …
Il ritmo di batteria in apertura esalta il pubblico per la sempre incredibile “Bodys”, che live trova esatta collocazione tra la versione di “Twin Fantasy” del 2011 e quella del 2018; sul canale ufficiale YouTube del gruppo è pubblicato un video (con le avvertenze per le flashing lights: “This video contains FLASHING LIGHTS that may affect photosensitive people”) del live di “Bodys” che ben testimonia lo show proposto.
“Something Soon” (da “My Back Is Killing Me Baby” del 2011) è un’altro “classico” estratto dagli archivi del tempo.
Se “1937 State Park” (da “Teens of Denial”) è abrasiva, l’incanto di “Sober to Death” (ancora da “Twin Fantasy”) è calato in una dimensione puramente intima ed essenziale che ne esalta la malinconica dolcezza; sul canale YouTube ufficiale del gruppo è pubblicato un video (anche esso con le avvertenze per le flashing lights: “This video contains FLASHING LIGHTS that may affect photosensitive people”) in cui alla musica di “Sober to Death” è affiancata la relazione di una “tela” dal vivo.
“Drunk Drivers/Killer Whales” (da “Teens of Denial”) è sospesa in un’eterea aria prima dell’esplosione che annuncia la dura “It’s My Child (I’ll Do What I Like)”, un omaggio a Toy Bastard, progetto solista di Ethan Ives.
La possente “Can’t Cool Me Down” (da “Making a Door Less Open”), anche essa in versione (splendidamente) rock, vede la partecipazione di Bartees Strange alla chitarra e Jordyn Blakely al “tamburine”; oltre a essere probabilmente l’esecuzione da palco più riuscita ha in seno richiami a “Vincent” (da “Teens of Denial”).
“Beach Life-in-Death” (sempre da “Twin Fantasy”) è la quintessenza dei Car Seat Headrest di Toledo, un affresco in una cattedrale che, sebbene in partenza ammorbidita rispetto alle versioni studio, conserva anche live la sua altissima caratura.
Chiude il live “Deadlines” (da “Making a Door Less Open”) in formato sicuramente più “Hostile” (liquida è disponibile anche “Thoughtful”) e (s)fuggente …
“Faces From The Masquerade”, nel suo complesso, si può considerare un disco che contiene sia parte della migliore produzione dei Car Seat Headrest (anche se si sente la mancanza di alcuni brani … quali “My Boy”, “High To Death”, “War Is Coming (If You Want It)”, “It’s Only Sex”, “There Must Be More Than Blood”, “Cute Thing”, “Times to Die”, “America” …), sia un’esecuzione in termini di “suono” più immediata e “pura”, punto d’incontro tra il Will Toledo “self-released” e quello “matador”, per un risultato finale da vivere e sentire.
Le strutture e talvolta sovrastrutture di elettronica più accentuata, che nel tempo si sono “espanse” (“Making a Door Less Open” ne è un esempio), hanno ceduto il passo a una pregevole visione indie e rock; ad ottobre del 2023 la pubblicazione anche del del bel singolo “We Looked Like Giants” (Sub Pop), con sonorità vicine proprio a “Faces From The Masquerade”.
Da segnalare, per dovere di cronaca, che i Car Seat Headrest hanno eseguito negli anni ulteriori registrazioni live, tra cui quelle contenute in: “Live at WCWM: Car Seat Headrest” del 2013, “Spotify Sessions” del 2016 e “Commit Yourself Completely” del 2019.
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