“Tales of faith and lunacy” è il secondo lavoro del cantautore italiano Nero Kane, che si esprime con un songwriting in cui miscela molti elementi della frontiera Usa, in un percorso folk, intimo e decadente. Non a caso, e giustamente, al suo nome sono stati accostati quelli dell’ultimo Johnny Cash, del Nick Cave più malinconico, del Mark Lanegan più depresso e infognato con alcol e droghe varie. A questi nomi si possono aggiungere anche il primo Josh T Pearson e il più malinconico e depresso Micah P. Hinson.
Questi sette brani, tutti molto intensi e profondi, si dipanano lungo un folk, nel quale è accompagnato al violino da Nicola Manzan (Bologna Violenta) e da Samantha Stella alla voce e alle tastiere, che lo affianca da due anni, vale a dire da quando Kane ha girato un film sperimentale in California dopo la pubblicazione del suo disco d’esordio “Love In A Dying World”.
Tales of faith and lunacy inizia con le lente progressioni d’intensità di “Mechtchild”, prosegue con “Mary of silence” in cui la mistica e l’epica espressa fa mettere d’accordo Nick Cave con gli Swans e giunge alla mistica e pagana “Magdalene”. Gli altri brani sono sospesi tra le vibrazioni lente di “Lost was the road”, la frontiera, per come la interpreterebbe Nick Cave di “Lord wont come” e la grevità crescente di “Angelene’s desert”, in cui il modo in cui canta Stella evoca la Nick Cave più austera. Un disco intenso, che ci mette di fronte alle angosce che vogliamo scacciare.
autore: Vittorio Lannutti