Speaker radiofonico, dj, producer e romanziere, il fiorentino Stiv – al secolo Stefano Tirella – è anche cantautore sicuramente afflitto da una forma patologica di sadismo, considerato che per tutti i 36 minuti di “Blu senape” si diverte a torturare i nostri timpani con testi senza senso (il critico benigno li definirebbe “surreali”) e canzoncine sconclusionate.
Rock sfilacciato (“Corridoi”), trip-hop sfocato (“Proiettile lento”), blues sfavato (“Pascoli di cachi”) e grunge scongelato (“Love-fi”) sono i piatti principali di un menu che come ultima portata prevede una grossa polpetta drum’n’bass in salsa lo-fi (“Serena variabile (lei è Monica)”). Irrilevanti le comparsate di Mao e Jovanotti, e francamente di questo disco facevamo volentieri a meno.
Autore: Guido Gambacorta