Il ritorno in azione dei New Christs, una delle più leggendarie formazioni australiane di tutti i tempi, è uno di quei piccoli grandi eventi che hanno segnato l’anno che volge al termine. “Incantations” è il titolo del nuovo disco della band di Sydney guidata dal magnetico Rob Younger, già cantante degli immensi Radio Birdman e figura centrale nelle vicende dell’Aussie rock. Quinto LP in un percorso artistico disseminato di ostacoli che, pur tra continui “stop and go”, dura da oltre trent’anni. Il primo singolo della band, il rarissimo “Waiting World/Face A New God”, risale infatti al 1981. Ma la prima vera line-up di New Christs è del 1983 quando Younger approntò una sorta di supergruppo australiano per andare in tour con Iggy Pop.
Quella band pubblicò un paio di singoli formidabili, tra cui l’epocale “Born Out Of Time”, prima di implodere su se stessa. In più riprese e con diverse formazioni, Younger non ha mai rinunciato alla sua creatura forgiando un sound fatto di lirismo, potenza e rock’n’roll dalle tinte oscure, destinato a restare come inconfondibile marchio di fabbrica del gruppo.
I favolosi 45 giri pubblicati negli anni Ottanta rimangono tra le cose più belle del rock dei nostri antipodi e sono serviti ai New Christs per assurgere al ruolo di cult band. Nel corso degli ultimi venticinque anni, a partire da “Distemper” del 1989, il gruppo ha poi messo in fila una serie di album mai meno che eccellenti: “Lower Yourself” (Citadel, 1997), “We Got This!” (Laughing Outlaw, 2002), “Gloria” (Impedance, 2009), fino al recentissimo “Incantations” (Impedance, 2014).
A quest’ultimo LP è seguito un tour che ha toccato diversi paesi europei – Spagna, Francia, Italia e Germania – durante il quale i New Christs hanno fatto conoscere a una nuova generazione di fan il loro rock intenso e ricco di chiaroscuri.
Ho incontrato Rob Younger durante una di queste date. Ci siamo poi risentiti qualche mese dopo la fine del tour per questa lunga intervista…
Parliamo subito del nuovo album dei New Christs, “Incantations”. Innanzitutto a cosa fa riferimento il titolo, ha un qualche significato particolare?
Gli incantesimi sono le offerte di preghiere, di canti forse (e così anche di canzoni, mi piace pensare) che si fanno agli spiriti, agli dei. Per quanto ne sappia, comunque, dal momento che non ho controllato il significato esatto della parola. Questi ‘dei’ non sono una idealizzazione fissa di qualcosa in particolare, e chiunque essi siano, potrebbero anche non meritare attenzione.
I connotati religiosi comunque vanno bene con il nome della band!
Cinque anni dopo “Gloria” qual è stato il processo creativo che ha portato a “Incantations” e come sono andate le registrazioni?
Per ciò che riguarda il cosiddetto processo creativo direi che si è trattato dello stesso di sempre: abbiamo discusso le idee che ognuno di noi aveva durante le prove. Io ho aggiunto le parole alla musica finché non è venuta fuori una melodia su cui abbiamo poi trovato un arrangiamento. I testi sono stati poi rivisti in un secondo momento, in genere la dannata notte prima di dovere registrare. Le registrazioni hanno visto un cambio di metodo, essendo state realizzate un po’ alla volta in un periodo di alcune settimane. Non avevamo tanti soldi a disposizione per cui molte cose sono state fatte in casa di Brent o di Dave. Comunque le tracce base sono state incise in un ottimo studio di registrazione. Non è una descrizione molto eccitante di tutto il processo, ma in fondo registrare un disco non è un’esperienza esaltante. Personalmente trovo più semplice registrare altri gruppi.
A proposito, stai lavorando ancora come produttore? C’è qualche nuovo gruppo australiano che ti senti di consigliare?
Sì, continuo a produrre. Ma non c’è molto lavoro di questi tempi: la gente pensa che si possa fare tutto a casa oggi. Qualche volta è vero. Ho un paio di progetti a cui dovrò lavorare a breve. Ma in generale, c’è qualcuno là fuori che ha bisogno di un produttore? Mi scriva sulla pagina Facebook dei New Christs! Vuoi un suggerimento su nuovi gruppi australiani? Ho visto suonare gli Straight Arrows – una band di Sydney – la scorsa settimana. Sono favolosi: hanno belle canzoni e sanno come suonarle. Mi pare che siano stati di recente in tour in Europa. Dagli un ascolto. E poi ho già consigliato a un sacco di persone gli Hits. Fatti un favore, ascoltali!
Torniamo ai New Christs. In trent’anni di attività avete cambiato molte volte formazione, ma dall’uscita di “Gloria” avete una band tutto sommato stabile ad eccezione del batterista. In questo disco suona un’altra leggenda dell’Aussie-rock: Paul Larsen dei Celibate Rifles. Come mai la scelta è ricaduta su di lui e qual è stato il suo apporto alla band e ai nuovi brani?
Paul è un nostro vecchio amico e i Celibate Rifles non suonano spesso dal vivo, così quando Stuie lasciò la band gli chiedemmo di prendere il suo posto. Paul è venuto già in tour con noi in Europa nel 2011 per cui conosce il nostro stile. Lui è il nostro stile. È bello il suo modo di tenere il tempo e anche lo spazio che dà agli altri strumenti. Il suo apporto ha dato un tocco di classe al gruppo. Per non parlare poi del fatto che un grande tipo, con un umorismo laconico.
Chi o cosa ha ispirato i brani del disco? So che le canzoni sono come dei figli per un songwriter, ma ce n’è qualcuna su “Incantations” a cui ti senti legato per qualche particolare ragione?
Non faccio così il prezioso con le mie canzoni, soprattutto quando la realtà è che spesso le canzoni non significano niente. Ma non sempre è così. Ad esempio capita che su questo disco mi piacciano in particolare “This Is A Party”, “The Golden Street” e “We Are Lovers” perché sono brani che nascono dal cuore. Dicono cose che ho già detto in precedenza, ma in un modo migliore. “Party” è fantastica da cantare dal vivo. Mi piace da morire e la cosa è dovuta al matrimonio fortunato tra la melodia e i testi. Non è mai merito solo delle parole.
Penso che “Incantations” sia uno dei vostri dischi migliori, certamente superiore al precedente “Gloria”. C’è una varietà di suono e, allo stesso tempo, il vostro riconoscibile ‘marchio di fabbrica’. In particolare amo pezzi come “The Golden Street” (dal mio punto di vista una delle vostre canzoni più belle in assoluto), “We Are Lovers”, “A Window To See”, “Unless”. Guardando a chi li ha composti appare evidente che si tratti di uno sforzo di gruppo con quasi tutti i membri della band impegnati nella scrittura…
Sì, siamo arrivati tutti con della musica al momento di registrare. Ma non c’è alcuna differenza rispetto a prima. Penso solo che ti piacciano di più le canzoni questa volta. Se escludi la prima line-up, quella del periodo di “Born Out Of Time”, non è mai stata solo roba mia. Stiamo parlando del 1984, mio dio! So di non potere comporre tutto da solo adesso, né lo voglio. Ad esempio non sarei mai in grado di scrivere un pezzo così figo come “Waves Form” da solo. Troppo sofisticato per me.
Cos’è che rende il suono dei New Christs così unico, a parte la tua voce? Avete cambiato formazione così tante volte ma la band possiede il suo stile riconoscibile fin dalle prime battute. Rock che trasuda passione, ricco di chiaroscuri…
La gente spesso dice che c’è un elemento stilistico in comune in tutti i brani dei New Christs. Penso che ciò è dovuto al fatto che io scrivo le parole e le melodie per le strutture di accordi e per i riff che gli altri possono comporre. A volte si tratta di miei accordi. E il cantante spesso orchestra le cose in una maniera o nell’altra, influenza – se non proprio dirige – l’attitudine e lo stile. Ma alla fine si tratta di suonare con persone che capiscono la tua musica, che la sentono dentro…
La storia dei New Christs è peculiare. Hai formato la band più di 30 anni fa, vi siete sciolti e riformati svariate volte con diverse line-up pubblicando una manciata di grandi album. Se guardi indietro qual è il periodo migliore e quali sono i tuoi dischi preferiti dei New Christs?
Mi piace suonare con la formazione attuale più di ogni altra cosa, per cui questo è il periodo migliore, non c’è dubbio. In qualche modo sembra più musicalmente gratificante che mai. E andiamo così d’accordo da fare quasi schifo. Le relazioni personali sono sempre un grande fattore. La prima line-up, quella che registrò “Born Out Of Time”, buona com’era (assieme a Rob Younger c’erano Kent Steedman dei Celibate Rifles, Richard Jakimayszyn dei Lime Spiders, Tony Robertson degli Hitmen, l’ex Radio Birdman Chris Masuak e il futuro Hoodoo Gurus Mark Kingsmill, NdR) era piena di gente non concentrata, che cercava di stare a galla in attesa che si presentasse un’opportunità. Non avevano idea di cosa stavo cercando di mettere su e mi hanno sfanculato nel momento stesso in cui un’offerta attraente (nel breve periodo, ma alla fine insignificante) è arrivata e l’hanno presa e portata avanti come se fosse un dono di Dio. La line up di “Distemper” (1988-89) si sciolse principalmente a causa degli abusi di alcol e droga durante il nostro secondo tour europeo. Molti dicono che quella è stata la nostra migliore formazione, almeno su disco. Così, anche per quanto riguarda i dischi, ho delle canzoni preferite su tutti i nostri album, incluso il povero “Gloria” che tutte le recensioni di “Incantations” dicono che sia una merda. Eppure su quell’album ci sono canzoni come “My Existence”, “These Reasons” e “Bonsoir A Vous”: cosa c’è da non amare? Credo che “We Got This!” sia un disco più che dignitoso, forse solo un po’ troppo lungo. È stato pubblicato postumo durante un periodo estremamente amaro per cui, piuttosto che chiedere agli altri quali brani usare e quali no, ho preferito fare uscire tutto quello che avevamo inciso. Mi piace particolarmente “On Top Of Me/Groovy Times”, il singolo uscito per Munster. Da “Lower Yourself”ci sono un pugno di canzoni che ancora suoniamo dal vivo e molte altre che mi piacerebbe rivisitare. Con quella line-up del 1997 suonammo in Europa per circa 9 settimane e sebbene avesse grandi musicisti (ovvero Mark Wilkinson e Christian Houllemare, recentemente scomparsi, più Al Creed e Peter Kelly, NdR) dal vivo non funzionava bene, ma in studio invece suonavamo alla grande. Probabilmente “Lower Yourself” è il mio disco preferito dei New Christs. Ma sono felice che con il nuovo album ho quasi raggiunto il punto in cui posso ascoltare un mio disco e non scomparire preoccupandomi se sia davvero buono o no.
Come ci si sente ad essere considerato una ‘leggenda vivente’, perlomeno in Europa dove i New Christs godono ancora di un seguito di fan appassionati e di lungo corso? Non è una bella sensazione sapere che la tua musica significa molto per alcune persone?
Sono felice di essere una leggenda vivente fino a quando la gente che lo pensa viene ad assistere a un nostro concerto. È esattamente questo che fa restare una “leggenda vivente” sulla strada, interessata alla vita. E certamente è grandioso sapere che significhiamo qualcosa per alcune persone. Ma devo dire che non voglio che la nostalgia sia l’aspetto predominante, sarebbe deplorevole, triste. Suoniamo qui e ora, il nostro non è un esercizio per far rivivere il passato. Forse ad alcune persone possiamo ricordare i tempi felici che hanno vissuto, ma è nel presente che suoniamo. Non tanto in Australia, ma in Europa ai nostri concerti viene un pubblico di varie età e quindi c’è anche un numero maggiore di giovani. E fortunatamente anche ragazze che ballano sotto il palco. Sei fregato se le ragazze non ballano: puoi ignorare quel fattore a tuo proprio rischio.
Siete stati in tour in Europa la scorsa estate con date in Spagna, Francia, Italia e Germania. Com’è andata e qual è stata la risposta del pubblico? Avete incontrato una nuova generazione di fan?
Il tour europeo è andato benissimo. Ogni concerto, tranne uno a Montpellier, è stato molto divertente. Ma anche a Montpellier abbiamo rivisto i nostri amici Rauky e Clarisse dei Little Green Fairy e ciò ha reso speciale anche quella serata. Se non li conoscete, vi consiglio di ascoltarli: sono grandi. Inoltre abbiamo incontrato un mucchio di gente che non ci aveva mai visti prima e a cui siamo molto piaciuti. Questa line-up dei New Christs è la migliore di tutte quelle in cui abbia suonato. Lo so che può sembrare ridicolo ma ci sono state delle persone che si sono avvicinate per dirci che era stato il miglior concerto a cui avevano mai assistito. OK, so che è oltraggioso e forse anche stupido, ma erano abbastanza eccitati in quel momento da dire una cosa del genere. E non sembravano neppure essere completamente fuori di testa.
Quali sono i vostri progetti per il nuovo anno? Avete in mente di registrare qualcosa di nuovo? E quanto dovremo aspettare per rivedere i New Christs in Europa?
Suoneremo in Australia ma mi dispiace dire che è poco probabile che i New Christs possano tornare in Europa nel 2015. Ho detto a un mucchio di gente in Francia, Italia e Spagna che lo avremmo fatto ma adesso la cosa sembra difficile. Il che non mi fa per niente piacere, non sai neppure quanto mi dispiaccia. Scriveremo delle nuove canzoni, le sistemeremo e si spera le registreremo nel corso del nuovo anno. Forse torneremo in tour in Europa nel 2016. Cristo, lo spero proprio!
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autore: Roberto Calabrò