Due anni di registrazioni, (la prima risale al 2005), una manciata di concerti, con Zu, Ovo, Anatrofobia, Liars e Rosolina Mar. Polytone è l’opera seconda del quartetto e nasce in queste circostanze, frutto di un’autodeclamata “improvvisazione ritmica minimalista”. I/O è un progetto di Paolo Benzoni (batteria), Luca Mauri (chitarra), Andrea Reali (voce), Paolo Romano (contrabbasso). Il disco è teso dalla prima all’ultima traccia, ed esplora i territori sonici del post-rock facendo un chiaro riferimento alle progressioni-non-progressioni dei Can, il tutto scarnificato, fino all’osso. La chiave di lettura di questo disco è senza dubbio nella sezione ritmica, sincopata e in controtempo. La chitarra scavalca se stessa fino a formare un muro del suono, i cui mattoni hanno forma triangolare, aumentando il livello di tensione.
Alla quarta traccia si ha l’impressione di sentir suonare un tango trasfigurato, guidato da una voce buffa quanto inquietante, vicina al verso di un rospo o ai gorgheggi di Wyatt se avete bisogno di garanzie. Si potrebbe dire che non è un disco fatto di suoni, ma di segnali, dove ogni musicista lentamente raddoppia e divide per tre il proprio accordo e lo da in pasto agli altri. I/O non hanno scoperto l’acqua calda ma se non altro riescono a mantenere una temperatura costante. Costante come lo è il disco, che potrebbe tranquillamente essere un pezzo solo, potrebbe significare tutto, potrebbe significare nulla. Del resto lo scopo di una certa scuola tedesca non era forse quello di significare nulla? Astenersi fraintenditori!
Autore: Fabrizio Vatieri