A pochi mesi dalla pubblicazione dell’acclamato nuovo disco intitolato Dixie Blur, che ha segnato il passaggio dall’etichetta Bella Union alla BMG e che, c’è da scommetterci, troveremo ai vertici di molte classifiche dei dischi dell’anno, Jonathan Wilson pubblica, soltanto in formato digitale sul sito Bandcamp, questo EP contenente 4 cover di canzoni a lui care, che in qualche modo ci svelano i suoi riferimenti artistici, in una scaletta decisamente originale.
I proventi dell’EP sono indirizzati alla raccolta fondi di Musicares per il sostegno, negli Stati Uniti, ai musicisti in difficoltà economiche a causa del Covid.
Per ‘The Way I Feel’, brano del 1967 del folksinger canadese Gordon Lightfoot, Wilson ha realizzato anche un videoclip dall’estetica e dal look post hippie e dall’ipnotico stile folk rock elettrico a cavallo tra sessanta e settanta che attraversa del resto tutta la sua musica, vera e propria trasfigurazione moderna, visionaria e narcotica di quell’irripetibile stagione in cui il sogno hippie cominciava a sbattere contro la disillusione, e si intrecciavano diritti civili, espansione della percezione, rifiuto dei dogmi, spiritualità, utopia e droghe. Del resto il testo di ‘The Way I Feel’ descrive il silenzio del bosco e ne fa metafora della propria solitudine, mentre la musica edifica una superba, struggente malinconia elettrica tra The Band, Grateful Dead e The Buffalo Springfield per un brano da rivalutare, che non può rimanere tra le hit minori di quella stagione.
E l’atmosfera malinconica rimane intatta nello spiritato singolo soul ‘Reach out I’ll Be There’ dei The Four Tops del 1965, che in Italia ricordiamo riscritta e reinterpretata in una frivola versione ballabile da Rita Pavone col titolo ‘Gira Gira’; rispetto alla versione dei Four Tops, Jonathan Wilson sceglie di togliere ritmo e rallentare il brano, conferendogli spessore soul, e valorizzandone il bel ritornello.
C’è poi la cover dell’agrodolce mantra ‘I am not Willing’ (anno 1969) dei Moby Grape, sottovalutato gruppo psichedelico di San Francisco; qui Jonathan Wilson riesce a fare proprio il brano mantenendone i suoni retrò, e facendo emergere l’innocenza e la dignità del protagonista, che capisce che l’amore è finito, e non tornerà.
L’EP si chiude con ‘Be not so Fearful’ dell’inglese Bill Fay, anno 1971, molto in odore di Cat Stevens e Joni Mitchell; ed ancora una volta rispetto all’originale Wilson abbassa la tonalità, rende soffuso ed elimina l’arrangiamento d’archi di Fay, chiudendo con un passaggio ottimista, a suo modo.
Essendo formata la scaletta da brani belli e misconosciuti, ecco che il dischetto offre il piacere della scoperta, non solo delle radici di questo importante cantautore contemporaneo americano che non sbaglia un colpo, ma anche di quattro nomi del passato psichedelico tutti da approfondire.
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autore: Fausto Turi