Esce l’11 ottobre per Mexican Summer il quarto album dei losangelini Alla Lahs, al secolo Matt Correia (batteria), Spencer Dunham (basso), Miles Michaud e Pedrum Siadatian (chitarre e voci), che trovano in questo disco l’espressione più pura del loro sound californiano, tentando argute reminiscenze beatlesiane in Prazer Em Te Conhecer (in portoghese, piacere di conoscerti), oppure doorsiane in Holding Pattern e in Keeping Dry, divertendosi peraltro a cantare, o meglio sussurrare, in inglese, portoghese, e spagnolo.
La California in quest’album è protagonista: ma non vi aspettate la Summer of Love, o il surf rock alla Beach Boys: gli Allah Las sembrano trasmettere le loro melodie umorali e pacate da un luogo che non esiste in nessuna mappa, fatto di deserto e mare, aria e nubi, che si staglia in sottofondo come un back noise, onnipresente.
La canzone di apertura Holding Pattern è in questo senso un manifesto: eterea, sospesa, raccolta intorno a un riff onirico che evoca Riders on the Storm, si staglia come un blues senza tempo, così come Keeping Dry, mentre Prazer Em Te Conhecer vuole evocare il brazilian sound attraverso gli arpeggi di chitarra acustica e attraverso la voce parlata più che cantata di Correia.
Tutto il disco cerca di concentrarsi intorno al lavoro di rasoio fatto sul groove, con ritmi quasi rasta per canzoni come Electricity e Royal Blues, e ritmi soul-conutry in Houston, Roco Ono e Star, mentre il singolo In The Air e Polar Onion fanno il verso da un lato ai Beach Boys e dall’altro alle prime canzoni dei R.E.M., dimostrando in un certo senso che questo è un album dal sound americanissimo (cosa c’è di più americano del mood di Polar Onion, che ricorda i R.E.M. anche troppo da vicino?).
L’intero disco può essere avvolto e spiegato intorno a due tipi di ricerca di groove, quello di Holding Pattern, Keeping Dry, Roco Ono, Royal Blues e Houston, che è pratica un ritmo blues stanco, quasi da cowboy cotto al sole del deserto, mentre in Star, Polar Onion, Light Yearly, Pleasure, On Our Way si avverte la malinconia dei tramonti sul mare, il vento, i paesaggi autunnali (basti pensare a come è cantata nostalgicamente On Our Way). Si può insomma dire che questo è decisamente l’album più climatico e americano degli Allah Las, ma è anche un album molto introspettivo, con musica rilassata (a volte troppo), riflessiva, dai riff e ritmi lenti e distesi. Latita il rock a chitarre dispiegate, ma i Lahs (come affettuosamente li chiamano i loro fan, da cui il nome del disco) amano un altro tipo di ricerca musicale, che in queste 13 tracce saccheggiano a piene mani e con piena consapevolezza artistica.
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autore: Francesco Postiglione