Se non si rischiasse di volare troppo alto con le citazioni si potrebbe parafrasare, per il concerto dei Daughter nella splendida cornice di Villa Torlonia (nella terra che dette i Natali a Giovanni Pascoli), la più celebre frase da talentscout: “ho visto il futuro del post-rock, e il loro nome è Daughter”. Sì, perché il fortunato pubblico romagnolo ha avuto la fortuna, che capita solo raramente nella vita, di assistere a una band in crescita e in evoluzione, nel pieno furore creativo, nel pieno dell’entusiasmo e dell’esplosione dei talenti, e non ancora troppo famosa per produrre già soltanto greatest hits dal vivo trite e ritrite.
Il trio d’eccezione costituito intorno a Elena Tonra, attiva già come solista con lo pseudonimo Daughter, a cui si aggiunse nel 2010 il chitarrista Igor Haefeli e più tardi ancora il batterista Remi Aguilella, è ormai una vera e affiatata band. Tutto ruota nei live intorno al dialogo fra le due chitarre di Elena e Igor, sorrette dalla puntuale precisissima e potente batteria di Aguilella, e adornato dalle rifiniture sonore degli archi e tastiere di una tastierista sin qui sconosciuta al pubblico. La chiave del concerto è però nelle mani di Igor, che ha mostrato stasera di essere l’unico vero erede di Stuart Braithwaite, citando le sonorità, le tecniche e soprattutto le atmosfere dei Mogwai in più occasioni.
Per la verità, nel corso dello splendido concerto, Haefeli cita Mogwai, ma anche Sigur Ros (specie quando suona la chitarra con l’arco), mentre nel suo cantare soffuso, nonché in alcuni arrangiamenti sonori, Elena spesso ricorda la voce degli M83, altro gruppo che sicuramente è nel pantheon di questi ragazzi.
In pieno ritmo creativo (dopo un anno da Not to Disappear i Daughter in questi giorni stanno lanciando la colonna sonora di un videogioco, Life is Strange, vedi sotto), i tre dedicano il tour all’ultimo disco, cominciando con New Waves, seguito subito (forse troppo presto) da quello che è il pezzo più bello, l’incantevole, emozionante, perfetta How, e poi Numbers, Alone/with You, fino alla comparsa di Tomorrow dal precedente ottimo esordio di If You Leave del 2013.
E’ già sufficiente per farsi amare dal pubblico: le atmosfere disegnate dalle chitarre di Igor e Elena, la voce incantevole, senza mai eccessi, di Elena, la capacità dei quattro sul palco di creare effetti sonori con riverberi, archi, batterie elettroniche e migliaia di effetti di chitarra (per molti pezzi suoneranno senza basso) trascinano lo spettatore in un universo pienamente post-rock, noto solo a chi è stato a concerti di Mogwai, Sigur Ros, Explosions in the Sky. Qui però siamo oltre e/o un passo prima del post-rock, perché i Daughter piegano le soluzioni tipiche del post rock (vedi la chitarra suonata con l’arco, o il rifiuto degli assoli) a vere e proprie canzoni, con voce e testi, con ritornello e strofe, riuscendo a realizzare la perfetta sintesi, che forse ancora non era riuscita prima di loro, fra ciò che c’era prima di post-rock e icelandic e le innovazioni portate da questo genere. Doing the Right Thing, Mothers, Winter, tolgono, se ce ne fosse bisogno, ogni dubbio al pubblico di stare assistendo al concerto di una band che ha talento da vendere; arriva poi Love tratto dall’EP del 2011 The Wild Youth, seguita da una dirompente No Care, raro caso di canzone puramente rock del trio, che travolge, manda in visibilio e fa letteralmente esplodere il pubblico. I Daughter sul palco capiscono che siamo alla svolta della loro carriera: sentono l’amore del pubblico, che già canta le loro canzoni, e ne sono quasi stupiti, in fondo siamo lontanissimi dalla loro Londra, in un paesino della bassa Romagna noto per aver dato i natali a Pascoli (e siamo nella antica tenuta in cui vi lavorava il padre). Come mai qui ci conoscono? sembrano dire gli occhi stupiti e divertiti di Elena, timidissima fuori dal canto, ma capace di estasiare con i suoi vocalizzi sonori ampiamente effettati, che si faranno sentire ancor di più verso la fine del concerto con Youth, la prima, forse unica hit della band, che tutti nel pubblico cantano (“se sei innamorato sei tra quelli fortunati!”) e poi Smother, entrambi singoli di successo di If You Leave, a cui segue Shallows. i Daughter salutano dunque il pubblico emozionato con il primo disco, prima del bis con Medicine, sempre dall’EP del 2011, e infine Fossa dal nuovo disco.
Un concerto memorabile, in cui campeggia su tutti la chitarra di Igor, vero artefice delle magie sonore di questa band che si candida ad essere la vera novità talentuosa di questo primo quarto di secolo, assieme, forse, agli M83, all’interno dei confini di un genere che è a sua volta l’unica grande novità nel mondo del rock dopo grunge e indie.
Ma poi, perché parlare di confini? Elena, Igor e Remi sono agli inizi ma hanno già mostrato di saper superare vincoli, limiti e confini ai loro sogni.
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autore: Francesco Postiglione
foto di: Daniele Valentini
LA SCALETTA
New Ways
How
Numbers
Alone / With You
Tomorrow
Doing the Right Thing
Mothers
Winter
Love
No Care
To Belong
Human
Youth
Smother
Shallows
BIS
Medicine
Fossa