Non lascia rimpiangere più di tanto per il tempo trascorso tra una composizione e l’altra, che il buon K. Fullerton Whitman ci raggiunge ancora una volta con una nuova realizzazione, altrettanto rispettabile e godibile dell’ormai l’ex chitarrista, arrivato alla maturità artistica grazie all’utilizzo dei potentissimi e ricercati sintetizzatori della Harvard University utilizzati per l’occasione a margine di una serie di conferenze tenute dal dott.Whitman presso quella istituzione culturale.
Nelle otto tracce raccolte col sottotitolo “Stereo Music for Acoustic Electric and Electronic Instruments”, si respira quell’atmosfera rarefatta e permeata di una profonda spiritualità che i primi lavori di Reich e Glass, alla fine degli anni 60’, seppero produrre interpretando finalmente la ricerca e la sperimentazione musicale non come una divagazione estrosa dalla composizione classica, ma come uno stadio avanzato e serioso della stessa.
Per “Multiples” K.Fullerton Whitman sospende, almeno per quello che riguarda questa realizzazione, la ricerca ipnotica dei drones attraverso l’utilizzo della chitarra, limitandone l’influenza ad armoniose fraseggi, concentrando piuttosto lo sviluppo della trama sonora sull’estensione sonora offerta dai potenti sintetizzatori e dalla caratteristica vintage del suono prodotto dalle macchine, tradotto in lunghissime session ambientali interrotte dalle trame minimali mandate in glitch.
Autore: g.ancora