Ero emozionato come poche volte m’era capitato negli ultimi anni ad un concerto, devo ammetterlo. La mia prima volta di Lou Reed dal vivo. Un carico pesante di aspettative, e allo stesso tempo una sorta di scaramantica cautela, per la serie “non ti aspettare niente di straordinario, per evitare tremende delusioni”. Ma bastano le prime note di “Turn to me” per spazzare via ogni dubbio, e per convincersi che quest’artista molto difficilmente potrebbe deludere, o tradire il suo stesso mito. E comunque non ha nessun intenzione di farlo stasera
L’uomo in nero – in formissima – è accompagnato da una band impeccabile, precisa, equilibrata. La sua presenza sul palco è magnetica, la sua voce – come ibernata più di trenta anni fa – è sempre la stessa: inconfondibile, inimitabile.
Da’ lezioni di rock ‘n’ roll ai più giovani (“Romeo and Juliet”), ipnotizza il pubblico con interpretazioni estremamente profonde (“Jesus”), si sbizzarrisce a de-strutturare, rivedere, re-interpretare assoluti capolavori come “Venus in Furs”, con un interminabile, struggente, assolo di violoncello che lascia tutti col fiato sospeso e con i peli rizzati sulle braccia.
Un’artista del genere può permettersi una scaletta che almeno in parte si risolve in un inevitabile “greatest hits” (“Sweet Jane”, “Perfect day”…), e comunque non scadere né in sterili auto-celebrazioni, né nello squallore dell’effetto-juke box. Troppa sincera la passione nell’interpretazione, troppo vitali e moderni ancor oggi, certi brani, per suscitare sensazioni nostalgiche.
“Satellites of love” regala ancora emozioni brucianti, con le parole che escono dalla bocca di Reed lente e pesanti, accarezzate con cura e poi rigettate su di un pubblico adorante. Bis con l’inevitabile “Walk on the wild side”. E se chiudi gli occhi puoi ritrovarti per tre minuti tra puttane e rifiuti dell’umanità nelle strade di New York di trenta e passa anni fa. Una canzone-cartolina. Ingiallita eppure ancora seducente. Una valanga di applausi. Il mito è più vivo che mai. Giù il cappello, please.
Autore: Daniele Lama