Il collettivo PS5, guidato dal sassofonista Pietro Santangelo (Nu Guinea, Slivovitz, Fitness Forever), ha dato alle stampe il suo primo lavoro discografico “Unconscious Collective” (Hyperjazz Records)
Oltre allo stesso Santangelo, ai sassofoni tenore e soprano, il collettivo è composto da: Paolo Bianconcini, percussionista napoletano con un background afro-cubano; Giuseppe Giroffi sassofonista contralto e baritono; il bassista Vincenzo Lamagna e dal batterista Salvatore Rainone.
“Unconscious Collective” è compatto, con una precipua identità, caratterizzata da un’evidente chiara visione compositiva.
Apre il disco “Transe Napolitaine”, perfetta prefazione di ciò che sarà narrato nel disco, che, con il suo andare serrato e ancestrale, come in un saggio di De Martino sul Sud e la magia, incarna la pulsione viscerale mediterranea.
“Babalawo” conferma lo studio ritmico percussivo, esaltato dai fraseggi “spezzati” dei dialoghi dei fiati, prima che emergano voci “sommerse” a cambiar scena, in contraltare con le vernacolari di “Transe Napolitaine”.
Le emozioni sono nel “tempo” di “Amigdala”, che fuga ogni timore e spinge l’ascoltatore a entrare nella sensualità arabeggiante e notturna di “Šulūk”.
“Makeda”, con i suoi diversi “momenti”, si veste sin dal “basso” di un’assolata urbana etnicità dalle molteplici e policrome facce che fissano l’ostinazione del tema e delle sue digressioni di “(Don’t Step on The) Mome Raths”.
“Sempre Dodici” è caleidoscopio da mini suite che congeda il vinile, mentre in digitale, l’extra di “Idris” evoca lo spirito di Mongo Santamaria.
PS5 si inserisce di diritto tra le ottime realtà musicali non solo nostrane, ma dall’ampio respiro cosmopolita.
Menzione a parte per il video di Sabrina Cirillo del singolo “Transe napolitaine” (che ha anticipato l’uscita del disco) in cui suoni e immagini appaiano un tutt’uno nel movimento danzato dei corpi, ciclico nel richiudersi su se stesso.
autore: Marco Sica