Non si è sprecato più di tanto Luigi De Cicco quando ha deciso di cambiare nome. Forse l’aria di Berlino aiuta ad essere più risolutivi rispetto a quella di Napoli/Benevento, pregna di viziosità latina. Resta però una laurea in lettere ed uno sviscerato amore per il blues da mettere in valigia che una volta a destinazione, aperta, si espande e si declina nei solchi di Watermouth, un disco nudo ed essenziale, fin troppo sincero.
Ma che non contiene affatto blues propriamente detto. E’ semmai un immaginario slide e desertico alla Ry Cooder o chitarre liquide e ancestrali come quelle di Loren Mazzacane Connors le cose più vicine al blues che si possono ritrovare in questo disco.
In The Arounder, How to Defeat The Gravity Being Together o Bologna e Noi, Louis DeCicco si allinea alla schiera di musicisti come Cabeki, che tutti da soli – e la solitudine qui traspare fortissima – montano giostre che conducono verso luoghi altri, fotogrammi sgranati di eguale bellezza e mestizia che non fatichiamo a immaginare ispirati più dai boschi del beneventano che non dalla fredda capitale europea.
Queste trasposizioni dell’animo sono realizzate anche attraverso strumenti meno convenzionali quali vecchi flauti balcanici, m’bira africana e kou xiang cinese ma anche samplers e sintetizzatori sono inclusi nel processo creativo.
Forse è nella ipnotica e percussiva Illumina e nella psichedelia circolare e occulta di Nimrud o di San Giovanni Decollato che il chitarrista campano dà il meglio avvicinandosi ad altre esperienze contemporanee ma risultando originale nel suo essere sia etnico che sperimentale allo stesso tempo.
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autore: A.Giulio Magliulo