Dopo aver inciso negli anni ‘90 due dischi con la band Soon, dopo aver portato in giro tra Italia e Belgio per diversi anni lo show solista L’America di Odette, un insieme di cover di pop e rock song americane, e dopo aver collaborato in questi ultimi anni con Schiller, Parov Stelar, Pilot Jazou, Raffaella Destefano (Madreblu), Deadburger, Ben Slavin, Lorbi, Odette di Maio riprende con energia la sua carriera da solista e da cantautrice a metà tra il folk e il pop, con il disco Infinity Pool, 6 canzoni registrate in Belgio dal produttore Jan De Block e per etichetta Addictive Noise Records, con la collaborazione di Luc van Lieshout dei Tuxedomoon, personaggi che Odette ritrova dopo aver già lavorato insieme per il disco Infection, sotto sigla Miss O, nel 2012.
L’album è introdotto da Circle, cover perfettamente centrata di Edie Brickell, una cantautrice degli ormai passati anni ’80 a cui Odette sembra significativamente ispirarsi. Tuttavia nel corso delle 6 tracce Odette si sposta da quel pop-folk tipico della Brickell, di Tori Amos e di altre, e va in una direzione più lirica, intimista e sognatrice.
Già con la seconda track, la romantica e stralunata Non-Existence, la dimensione folk si accentua grazie al dialogo di chitarra acustica e voce, appena accompagnato dagli altri strumenti in sottofondo.
Con Past and Future, forse il pezzo più ispirato, sicuramente il più sorprendente, la scelta cantautorale valica ogni genere, e attraverso il continuo richiamarsi di chitarra e voce va ricercando dimensioni oniriche, e la musica si fa vaga, ariosa, intima, profondamente melodica e sfuggente, quasi alla ricerca di dimensioni trascendenti.
Splinters, Sudden Sparks of Light e Vision of Absence, infine, pur rimettendo al centro la chitarra acustica, continuano su questa linea, con accordi e trame musicali che alla lontana ricordano le ballate dei Radiohead (Splinters soprattutto), segno che una qualsiasi definizione di genere (pop-folk o altro) difficilmente riesce a racchiudere bene quello che è il discorso musicale che Odette ricerca in questo disco.
L’idea di base del titolo Infinity Pool nasce dall’immagine del brodo primordiale, da cui tutti veniamo, ma è qui inteso come brodo primordiale anche di stati emotivi e immaginifici, di sentimenti ed emozioni e stati d’animo. Infinity Pool è poi anche il nome di una piscina reale nella valle di Sayan presso Bali, città dove peraltro è stato girato il video del singolo Non-Existence.
E c’è sicuramente molto di atmosfera indo-asiatica nell’ispirazione quasi filosofica di Odette nel costruire le sue canzoni, 6 riflessioni profonde e intime al contempo su temi esistenziali come l’inamoramento, il passato e il futuro, la presenza e l’assenza.
Un lavoro che richiede diversi ascolti per essere apprezzato a pieno, e che ti lascia con la piacevole sensazione di desiderare un disco più lungo, dove magari Odette possa confrontarsi con altri esperimenti.
Ma l’avventura musicale di Odette di Maio è ben lungi dall’essere finita.
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autore: Francesco Postiglione