Macy Gray ha avuto il suo periodo di massimo momento di fama nello scorso decennio, arrivando ad essere una delle principali interpreti del filone neo soul e a vincere anche un Grammy. Covered è il suo sesto album in studio e già dal titolo è possibile farsi un su questo lavoro.
Una raccolta di brani rock, pop e di musica indie trasformati nell’interpretazione della Gray al punto tale da allontanarsi non poco dagli originali. Realizzare un album di cover nasconde, tuttavia, un numero infinito di insidie. Fondamentalmente ci può essere alla base il desiderio di confrontarsi con le fondamenta della musica popolare o invece la necessità da parte di un artista di rilanciare una carriera arrivata ad un punto morto.
Nel caso in questione quest’ultima ipotesi ci sembra la più plausibile. In effetti la carriera della cantante di Los Angeles dopo il successo mondiale di On How Life Is (oltre sette milioni di copie) si è adeguata tutto sommato ad uno standard di mediocrità. Stiamo parlando sostanzialmente dell’aspetto commerciale perché di arte non è proprio il caso di discutere. Nonostante belle voci, a cantanti come Macy Gray è chiesto infatti solo ed esclusivamente di spacciare una versione edulcorata della musica afroamericana.
Immaginiamo quindi, vista anche l’esibizione dell’artista al Festival di Sanremo con Gigi D’Alessio e Loredana Bertè, che i dirigenti della casa discografica, non avendo altre idee plausibili, possano aver varato questa operazione, magari dandogli una verniciata di modernità, sostituendo alla millesima cover di Someone to Watch Over Me di Billie Holliday o di The Tracks of My Tears di Smokey Robinson, quelle più contemporanee di Nothing Else Matters dei Metallica o Wake Up degli Arcade Fire.
A mio avviso il tentativo si è risolto in un sostanziale fallimento e non ritengo che questa manciata di brani possa connettere la Gray con un pubblico diverso o più giovane. Innanzitutto la voce non sembra davvero in sintonia con alcuni brani selezionati, in particolare in Here Comes the Rain degli Eurythmics e su Creep dei Radiohead.
Le due traccia che aprono Covered contribuiscono infatti a infondere un inutile tono oscuro di cui non si comprende la ragione.
Procedendo nell’ascolto le cose tendono un minimo a migliorare, prendendo una piega molto più semplice e spensierata ad esempio con la versione di Smoke Two Joints dei The Toyes, più gioiosa e decisamente più dance-oriented rispetto all’originale. L’amabile melodia da spiaggia di Bubbly di Colbie Calliet. Il testo di Teenagers dei My Chemical Brothers che nell’originale era uno sfogo di rabbia contro il mondo ipocrita e opprimente degli adulti, viene qui riscritto dal punto di vista di quest’ultimi. L’imbellettatura e la levigatezza della musica non si riescono tuttavia a fugare un senso di profonda superficialità. A rafforzare questa sensazione di routine contribuiscono anche le lunghe parti strumentali che a tratti si sostituiscono alla voce May.
Alla fine quindi i momenti più godibili risultano essere i dialoghi ironici che intervallano i brani, nei quali la cantante riceve da parte di amici consigli su come rivitalizzare la carriera.
In una scenetta, l’attore comico JB Smoove le suggerisce di impressionare il pubblico sostituendo l’asta del microfono con una spada, in un altra, invece, Nicole Scherzinger le raccomanda di cantare come Britney Spears, Shakira e Alanis Morissette.
Tirando le somme, una delusione. Non riusciamo proprio a farci passare l’idea che si tratti nel migliore dei casi di un puro sforzo calligrafico, nel peggiore di un lavoro pensato giusto per riempire un vuoto, racimolando un po’ di soldi, lucrando qualche invito in qualche show televisivo e qualche passaggio radiofonico.
Seguite il mio consiglio, risparmiatevi Macy Gray, in questi ultimi tempi c’è capitato, infatti, di ascoltare musica soul e R&B molto più brillante e coinvolgente di quella proposta in Covered. Correte ad ascoltare Boys & Girls degli Alabama Shakes o Home Again di Michael Kiwanuka. Lì, ne siamo certi, troverete quello che qui manca del tutto, ovvero la passione che deve muovere la musica.
Autore: Alfredo Amodeo