Il piatto servito sulla tavola dei piemontesi Il disordine delle cose non è certo il mio pane quotidiano, visto che di cantautorato italiano si parla, ma qui ad onor del vero gli ingredienti sono di qualità grazie ad arrangiamenti raffinati e a tanti (troppi?) ospiti di rilievo (Syria, Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi, Paolo Benvegnù, Enrico Allavena dei Bluebeaters, Marcello Testa dei La Crus, Marco Notari, Giotto Napolitano dei Fratelli di Soledad, Tommaso Cerasuolo e ancora gli altri due Perturbazione Gigi Giancursi e Cristiano Lo Mele in veste di produttori artistici). Piacciono in particolare la tensione elettrica di una pop song come “Don Giovanni”, la melodia contagiosa di “Lacrime e fango”, l’avvolgente coda strumentale di “Sottile ipocrisia” e l’incidere da marcetta folk della conclusiva “Non sono io, sono gli altri”. Certo, i difetti non mancano: qualche brano suona eccessivamente lezioso (“L’idiota”, “L’astronauta”), qua e là si annida l’effetto Moltheni e/o Federico Zampaglione, mentre altrove si calca troppo la mano su tipiche atmosfere alla Air (“La mia fetta”). A conti fatti una proposta perfettibile, ma comunque meritevole di attenzione.
Autore: Guido Gambacorta