La “silfide” del Sol Levante (come venne additata per la presunta ideatrice della rottura dei Beatles) Yoko Ono di stare ferma e zitta non né intende minimamente, e a 83 anni tutti pimpanti tra falle e successi in moltissime discipline artistiche, sgancia un nuovo album, Yes, I’m a witch too, che poi non è altro che un rinverdire di brani e successi di vecchi album, ripresi dal precedente Yes, I’m a witch e rielaborati insieme ad una nutrita schiera di amici musicisti famosi.
Diciassette i brani su un red carpet sonoro prevalentemente elettronico, accelerate, fughe, dancey e tanta ambizione, quasi un omaggio a sé stessa in un focus attenzionato da una personalità comunque sempre fuori dalle righe, forte e divinamente out of border. Si a 83 anni la signora Lennon (anche se lei non ama l’accostamento nonostante tutto) è ancora sul ring della musica e questo disco ne “giustifica” in qualche modo l’ego smisurato. Si balla con Moby Hell paradise, il rock graffiante di Move on fast con Jack Douglas, le conterranee Cibo Matto tra le nebbie di Yes, I’m your angel, la dance elettro/etno di Forgive me my love insieme ai Death Cub for Cutie e poi ancora Danny Tenaglia, il figlio Sean Lennon, gli Automatique e tanti altri a fare baccanale in una tracklist tutta da ballare come se si fosse ancora tra le mura di uno Studio54 in fregola.
Yoko Ono comunque rimane sempre un personaggio a cui gli si può perdonare quasi tutto, vuoi per simpatia, vuoi per la storia che si porta sul groppone, ma sempre una figura “indemoniata d’arte sperimentale” come pochi alla quale un grazie è sempre d’obbligo.
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autore: Max Sannella