Lo slogan promozionale recita: Perchè anche i punks italiani hanno un cuore!
Ed in effetti è così, perché il collettivo PGA, di oltre 30 musicisti italiani (tra cui Jack Jaselli, Finley, Andrea Rock, The Wetdogs, Edo Rossi, Veronal, Out Of Date, My Own Rush, 4th ‘N Goal, Ketty Passa, Luca Zogo, La Collisione, The Bollocks e Attila & Walter Fest) con la collaborazione delle case discografiche, degli studi di registrazione, dei fotografi e dei grafici, ha voluto con la sua attività raccogliere fondi a favore dell’associazione “L’isola che non c’è”, nata per i ragazzi disabili e ragazzi “normodotati” interessati a compiere un’esperienza divertente e formativa dal punto di vista sociale, attraverso la partecipazione a laboratori di “arteterapia”e regalare così ai ragazzi disabili dei nuovi corsi di musica e psicomotricità.
E così 17 classici che hanno fatto la storia del punk-rock mondiale, rivisitati in chiave acustica dai membri del collettivo PGA, ritrovano nuova anima e vita, in acustico, e la musica che fu ribelle e che adesso è un classico della storia del rock trova nuove vie per esprimere tutto il suo potenziale.
Da una struggente I Fought the Law con chitarra e violino di Finley a una jazzistica God Save the Queen (che fu dei Sex Pistols) a cura dei Bollocks, da London Calling dei Clash a Pet Sematary dei Ramones, riscritta dai La Collisione, il disco è tutta una galleria di classici che riescono, nella rivisitazione, a emozionare attraverso nuovi canali musicali.
Ma c’è spazio anche per il punk contemporaneo, come per The Kids aren’t Alright degli Offspring, rivista dai Doubledecker (Edo Rossi e Ketty Passa), o anche Holiday dei Greenday, riletta in chiave piano-chitarra da Andrea Rock, Kappa e Edo Rossi, o ancora Start Today dei Gorilla Biscuits, a cura di Mike Fenu rivista in salsa country-rock.
E gli esperimenti sono infiniti, fino alla chiusura, per la quale si sparano i colpi più forti: una Straight to Hell a cura Wetdogs che si cimentano con uno stile alla Tom Waits, con una sola chitarra straziante, per reinterpetare il classico (forse la canzone più bella) dei Clash. e, ultimo pezzo, I don’t want to Grow Up (già solo per il titolo il manifesto assoluto della musica punk) dei Ramones, celebrata da Attila e Walter Fest.
Il collettivo non nasce, però, dall’iniziativa benefica: già nel 2010 Andrea Rock (metà musicista metà Dj) ha chiamato a raccolta una serie di esponenti della scena punk italiana per dar vita a un progetto che ha visto anche esibizioni dal vivo per onorare, tra gli altri, gli indimenticati Ramones. Tutto sempre con due parole d’ordine: unplugged e senza scopo di lucro.
Ed è per questo che si può ascoltare in streaming su you tube al link http://bit.ly/ZfuujP.
E allora c’è poco altro da dire: grazie alla Ruderecords, etichetta italianissima ma già segnalatasi anche all’estero, e grazie ai ragazzi del PGA, perché oltre a far felici i ragazzi di L’isola che non c’è, in quei tre minuti in cui mediamente si consuma la loro cover hanno dato un pizzico di felicità e di emozione a chiunque abbia sognato, a fine anni ’70 o più recentemente con il newpunk americano, ancora un po’ di anarchia nel Regno Unito.
autore: Francesco Postiglione