Si potrebbe definire il primo vero disco degli Smashing dai tempi di Machina, diciotto anni fa. Da allora a oggi, gli Smashing Pumpkins erano una sigla dietro cui si celavano soltanto le intenzioni, più o meno coerenti, di Billy Corgan di riunire la band (dal fallito progetto Zwan a Zeitgeist e a Teargarden by Kaleidoscope), e le perfettamente opposte intenzioni di costruire progetti solisti o quasi solisti. L’occasione, dunque, annunciata ai primi di febbraio 2018, di radunare James Iha e Jimmy Chamberlin, nonché il produttore Rick Rubin, con il quale avevano già lavorato durante Adore, è sembrata ghiotta per tutti i fan, e per tutti coloro che hanno amato il post-grunge degli anni ’90 nel quale gli Smashing hanno fatto sicuramente faville.
Eppure Shiny Oh So Bright, (che vede Jeff Schroeder alla seconda chitarra a completare il quartetto, in assenza di Melissa e di D’Arcy) originariamente diviso in due EP, e probabilmente primo volume di una seconda parte destinata a uscire chissà quando, delude le aspettative.
Anzitutto perché il sempre prodigo e fluente Corgan ci lascia qui soltanto otto tracce, decisamente poche dopo un attesa di quattro anni dall’ultimo disco, dopo un’attesa di 18 dall’ultima formazione con tre dei quattro membri originali, e dopo tanti dischi doppi pubblicati nella loro carriera, dall’indimenticato Mellon Collie al citato Machina.
Poi perché Knights of Malta, scelta come pezzo d’esordio, se non fosse per la voce così particolare e gracchiante di Corgan sembrerebbe una canzone dei Coldplay, e Silvery Sometimes, secondo singolo, ricostruisce molti pezzi di 1979, e dunque è una rilavorazione piuttosto che una vera canzone originale. Anche Solara, il singolo di lancio ricorda, soprattutto nella batteria iniziale, troppo da vicino Bullets with Butterfly Wings, e Travels è un’altra canzone che non lascia il segno, anche questa troppo melliflua. Nessuna di queste è una canzone davvero brutta, e in un album di più ampio respiro ognuna troverebbe il suo posto e contribuirebbe all’arricchimento complessivo. Ma in un disco da otto tracce, in totale assenza di un capolavoro stile Tonight Tonight, queste prime quattro canzoni fanno la metà, e sembrano dirci che gli Smashing Pumpkins copiano stancamente se stessi.
Bisogna insomma attendere la traccia 5, Alienation, per sentire qualcosa di più profondo respiro, anzitutto dal punto di vista testuale, ma anche come trama musicale. Alienation non è la classica canzone dura e incattivita degli Smashing, ma non è nemmeno la ballatona altrettanto classica stile Perfect o 1979, semmai si avvicina per complessità di composizione e ambizione alle loro cose migliori di Mellon Collie. Marchin’on è il perfetto contraltare di Alienation, nel senso che è finalmente una canzone alla Smashing, giustamente cattiva e veloce, ma dal sound originale e fresco. Così anche Seek and You Shall Destroy, dotata di ottimo ritmo e di trame complesse alla chitarra, anche se la melodia di base è volutamente convenzionale.
With Sympathy ci restituisce invece gli Smashing attuali, un po’ stanchi insomma, poco originali, capaci di ballate pop che i fan troveranno più o meno gradevoli ma che certamente sono lontani da influenzare la musica attuale come a suo tempo erano riusciti a fare.
Sarà probabilmente segno dei tempi, il messaggio definitivo che gli splendidi anni ’90 di grunge e post-grunge sono finiti e bisogna trovare nuove strade. Cosa che la band di Corgan, nonostante la buona notizia della reunion e della fine dei litigi fra Corgan e Iha, non sembra essere capace di fare.
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autore: Francesco Postiglione