Dieci anni come band e per celebrarli i Port-Royal scelgono una doppia release contenente ben tre ore di materiale, tra rarità e inediti, remixes, gettoni di presenza su compilation e collaborazioni varie ed eventuali. “2000 – 2010: The Golden Age of Consumerism” è un monolite shoegaze/post-rock/elettroacustico, che racchiude un po’ tutto il percorso della band genovese; un’ampia retrospettiva a partire dall’EP d’esordio, “Kraken”, passando per il “periodo” Resonant Recordings, fino al temporaneo approdo “Dying in Time” del 2009, uscito con la n5MD di Oakland che ospita e pubblica anche questa abbondante, doppia antologia.
Il paradosso rimane tale, i Port-Royal, sono una band di indiscutibile talento che guadagna spazio all’estero, molto all’Est Europa, ma che non riesce ad imporsi in casa, sebbene nella penisola ci sia un nutrito consumo di musica comparabile a quella dei genovesi.
Nonostante “2000 – 2010: The Golden Age of Consumerism”, sia comunque una raccolta di lavori in differita in un arco di tempo medio-lungo, è interessante osservare come la band ha conservato integralmente la capacità compositiva e di songwriting apportando si e no, sottili variazioni stilistiche al proprio operato e ciò va relazionato anche ai processi di produzione che impiegano i genovesi: i Port-Royal hanno sempre annunciato o sottolineato i lunghi tempi di gestazione dei loro album, ciò nonostante le uscite e le “apparizioni” sono sempre state copiose, così come le collaborazioni, nel caso di “2000 – 2010: The Golden Age of Consumerism” si possono notare nomi di un certo calibro: Ladytron, Felix da Houescat, Millimetrik, Absent without Leave tra gli altri, oltre che i nostrani Tre Allegri Ragazzi Morti e Il Cielo di Bagdad, chi ha “remixato”, chi ha rivisitato e chi si adopera. I Port-Royal sono un progetto che s’immette direttamente in schemi europei e che esce da canoni rigidi “italioti”. Intanto sforniamo ed esportiamo buona musica, la rete da diffusione e conoscenza maggiore, le band sono però ancora costrette ad appoggiarsi all’estero, su strutture quantomeno predisposte.
Autore: Luigi Ferrara