Sono dischi come questo La vita segreta dei grossetani Abiku a ricordare, a fissare nel cervello degli ascolti quale straordinaria forza di suggestione continui ad esercitare il volo pop-psichedelico e le sue planate indefinibili su una massa generazionale moderna e sintetica cresciuta ben aldilà di certe emozioni “a caldo”, un disco che avanza e rivela quanto siano in grado di incantare questi quattro ragazzi che, con le loro poetiche ascensionali, costituiscono una riserva inestimabile di emozioni ogni volta sempre più stratificate, sempre più sulle corde di un qualche spazio a mezz’aria.
Una dozzina di brani che vantano melodie cristalline, tenere, friabili come uno zucchero agro amaro naturale, un registrato impeccabile giocato tutto sul sottile equilibrio di una dinamica gigiona e sommessa, rarefatta ed elettrica Il tema della vita segreta e shakerizzata Otto ore, sapori vintage diffusi Guerra civile, Canzone nichilista, Parsec, e una marea di strumenti e musicisti a contornare, ricamare la trama totale del tutto, una orchestrazione che si fa largo tra le falangi distorte di tanto underground d’intorno con classe e anima.
Parole impegnate e pensieri fitti fanno da collante per un ascolto immaginario nel reale dove gli Abiku hanno un ruolo primario, quello di destare sogni e disillusioni con un tratto autorale lucidissimo e – perché no – sofisticato; e si rimane spiazzati sino al finale dal respiro progressive, quella Non andare via, una carezza che con la sua grazia riesce ad incendiare l’aria.
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autore: Max Sannella