A capitanare i Chaos Physique troviamo il leader degli Ulan Bator Amaury Cambuzat (voce, chitarre, tastiere, organo, piano), affiancato in questo nuovo progetto da Diego Jeko (basso, tastiere, chitarre, cori) e Pier Mecca (batteria e percussioni).
Pubblicato da Jestrai, il disco d’esordio del trio è stato registrato ai Red House Studios di Senigallia nell’arco di soli 5 giorni e tutto in analogico, e quanto si perde in termini di profondità del suono e rifinitura dei contorni, lo si va a guadagnare in istintualità e ruvidità d’impatto. Sventagliate soniche e martellamenti krauti alimentano queste “soluzioni caotiche”: otto brani di noise subdolo (“Cul de sac”), arroventato (“Litany for a monkey”, “Neutrons protons”), lanciato in cavalcate motorik (“Spaghetti frogs”), collassante su se stesso (“Arum Titan”), avvolto in densa foschia psichedelica (la sulfurea “Sun run fun gun”; la febbricitante “Jeux de promesses”, la conclusiva “Socraterock”, nei suoi 13 minuti complessivi il brano più composito del lotto).
Ancorato a certi stilemi di genere, volutamente imperfetto, parto estemporaneo destinato forse (chi può dirlo?) a non avere neppure un seguito, “The science of chaotic solutions” è un disco dotato comunque di buon peso specifico. Insieme al recente ep degli Ulan Bator “Soleil”, un’ulteriore testimonianza della vitalità creativa di Amaury Cambuzat.
Autore: Guido Gambacorta