I Clap Your Hands Say Yeah sono l’emblema del Do It Yourself. Completamente autoprodotti, hanno portato in voga una retorica sixties postmoderna che nessuno ancora dopo di loro è riuscito a sfruttare a pieno. La loro parabola è stata veloce e dalla cima del successo a cui li ha portati Pitchforkmedia, e la miriade di fanzine statunitensi, hanno deciso che dopo il loro secondo album era ora di tagliare la corda per un po’.
Dal 2007 infatti i vari componenti del gruppo si sono cimentati in side-projects dalle sfumature più disparate. Il polistrumentista Robbie Guertin, fautore delle nevrotiche cavalcate hyppie-revival dei brani già leggendari dei CYHSY, ha messo su una band con una componente delle Au Revoir Simone e altri musicisti di Brooklyn, gli Uninhabitable Mansions, per poi passare, non contento, alla batteria in un’altra band newyorchese, i Radical Dads.
Dall’altra parte, a Philadelphia, il frontman Alec Ounsworth ha dato luce a ben due album, uno con il suo nome di battesimo, dove rivisita il tema da pastorale americana insieme ad un mucchio di musicisti jazz dell’area di New Orleans, e l’altro sotto il nome di Flashy Python, dove ha dato pieno sfogo alla sua schizofrenia cantautorale.
Tornati in studio tutti assieme, con gli anni 00 alle spalle, la mastodontica band (insieme agli Arcade Fire e The National sono ormai icone), si è messa a lavoro sul loro terzo step. Hysterical. Un cambio di rotta incredibile che in pochi passaggi può sembrare legato in qualche modo ai lavori precedenti.
La maturazione ha portato a degli arrangiamenti senza netti punti di svolta o esagerazioni strumentali. Il potere delle tracce viene riposto all’interno dei lyrics e in un paesaggio sonoro che storidisce diluito in un mare di tastiere, organi e campane.
L’ascolto dei pezzi risulta difficile da accettare per i fan della band che amavano i loro opening adrenalinici, ma il loro modo di comunicare è cambiato radicalmente, e non necessariamente in peggio.
Vogliono arrivare ad una fascia più vasta di esseri umani. Vogliono venire ascoltati al di la delle discriminazioni di genere. E per fare questo hanno tagliato fuori il superfluo e lasciato solo il semplice concetto traghettato da impalcature flat disponibili per l’orecchio della middle class del ventunesimo secolo.
Clap Your Hands Say Yeah / Hysterical from CYHSY on Vimeo.
Autore: Roberto Strino